Donna di mezz'età, ancora attraente, istruita e nevrotica, praticamente zitella. Nel cinema italiano l'identikit ha nome e cognome: Margherita Buy. Non ce ne voglia l'attrice romana - resta una delle nostre interpreti più dotate - ma da anni ormai si propone nello stesso ruolo. La riprova? Matrimoni e altri disastri - terza regia di Nina Di Majo - dove interpreta Nanà, libraia colta e senza marito, oppressa da amici, amanti e parenti. Già così è uno strazio, ma guai peggiori arriveranno dalla sorella che, a un mese dalle nozze, vola altrove lasciandole il compito di organizzare i preparativi col futuro cognato Alessandro (Fabio Volo), giovane rampante e spaccone.
L'uno è la nemesi dell'altra, e insieme occasione per la Di Majo - che qui disfa ogni bagaglio antonioniano (ingombrante nel precedente L'inverno) - di ricucire col filo dell'ironia l'Italia scissa di oggi, tagliata in due da culture agli antipodi e discordanti visioni. Ma l'ago è tondo, il vestito raffazzonato. Come il film, troppo insipido per divertire, indeciso se fare la commedia rosa o la satira, equidistante tra radical chic da salotto e strombazzanti yuppie di ritorno. Negligente nella morale di fondo, dove il volemose bbene finale è la chiusa qualunquista di un film non brutto ma apatico. Ed è forse peggio.
Matrimoni e altri disastri
La Di Majo è indecisa se fare la commedia rosa o la satira. Alla fine manca entrambe
22 aprile, 2010