L'argentino Rodrigo Moreno prende spunto da Apenas un delincuente del connazionale Hugo Fregonese (1949) per il suo Los delincuentes, film fiume (3 ore esatte) selezionato in Un Certain Regard a Cannes 76.

Román (Daniel Elías) e Morán (Daniel Elías), due modesti impiegati di banca di Buenos Aires vivono un’esistenza grigia, regolata dalla routine di un lavoro che non regala nessun tipo di emozione.

Los delincuentes
Los delincuentes

Los delincuentes

Per questo Morán escogita un folle progetto: rubare dalla cassaforte della banca una somma equivalente al loro guadagno da qui fino alla pensione: “Meglio 3 anni e mezzo di galera che altri 20 dentro la banca”. 

Coinvolge nel piano Román, che dovrà preoccuparsi di nascondere una parte dei soldi fintanto che lui sconterà la pena in prigione. 

Ormai delinquenti, i loro destini sono legati. E il percorso verso la libertà ha inizio.

Heist-movie atipico, commedia malinconica dall’andamento lento, Los deliquentes si prende tutto il suo tempo per costruire un racconto che –partendo dai nomi anagrammabili dei due protagonisti (Morán e Román) –ragiona sulle possibilità di una nuova esistenza in seguito ad un gesto che scardina l’ovvio. 

In quest’ottica rientra anche la scelta di far interpretare allo stesso attore (Germán De Silva) dapprima il direttore della banca e poi il famigerato boss “Garrincha” all’interno del carcere. 

Los delincuentes
Los delincuentes

Los delincuentes

Ma quello che interessa maggiormente a Moreno è ipotizzare il viatico verso la libertà incarnato tanto da un luogo quanto da una donna, Norma (Margarita Molfino), colta nella parte bucolica del racconto – ovvero quando il film sposta il suo raggio d’azione dal grigiore della metropoli ai colori caldi delle montagne della Sierra di Córdoba – e figura che finirà per amplificare il discorso sui destini legati dei due personaggi principali.

Ovviamente non è semplice tenere desta sempre l’attenzione, in alcuni frangenti la narrazione si fa stoppacciosa, resta viva però la coerenza di chi sceglie di abbandonare l’ovvio, la routine, per una visione differente. Per cavalcare verso l’orizzonte, verso la libertà. Dove sì, forse non c’è spazio neanche per l’amore.