Ci sono cascati anche loro. Forti di un successo televisivo ormai consolidato, i comici Ale & Franz si alzano dalla panchina di Zelig e tentano la carta dell'avventura cinematografica. Coautori di soggetto e sceneggiatura, i due si mettono al servizio della regia di Ferrari (al suo secondo lungometraggio dopo Tra due donne) e trasportano su pellicola il proprio repertorio. Questa volta - dopo le piccole esperienze in La grande prugna e Bibo per sempre - da protagonisti: lo stralunato Franz, addetto alle pulizie di un carcere, inizia ad aiutare il cognato Ale nella conduzione dell'Hotel Belvedere. La loro già difficile convivenza sarà minata dall'arrivo di tre loschi individui, intenzionati a sfruttare i sotterranei dell'albergo per far evadere un compagno di prigione. Coinvolti in questa assurda vicenda, i due dovranno però continuare - insieme agli altri abitanti del paese - i preparativi per la sfida annuale di scacchi viventi. Almeno nelle intenzioni, l'intreccio di questo La terza stella - quella che Ale vorrebbe esporre sull'insegna dell'albergo - si serve della comicità del duo per evolversi narrativamente, sfruttando i vari sottotesti (i gangster, la femme fatale pronta alla "conversione", gli intrighi amorosi della comunità) in maniera leggera ma non necessariamente banale. Il risultato, in realtà, è ben più modesto: si ride poco e male - gli sketch sono prevedibili, ripetitivi, innocui - mentre le tante digressioni del plot si accavallano superficialmente. Per fortuna privo di volgarità gratuite (non ci sono parolacce o maliziosi doppi sensi), il film è nulla di meglio rispetto a precedenti, analoghe operazioni: la trasmigrazione di anime televisive (Ficarra & Picone, Anna Maria Barbera e via discorrendo) verso il grande schermo non riesce a regalare, negli ultimi tempi, particolari emozioni. Curiosità: la colonna sonora curata da Massimiliano Pani si arricchisce di quattro brani interpretati da mamma Mina.