Come sempre, nel cinema dei fratelli Taviani, il dramma storico-politico-collettivo viene raccontato attraverso le vicende e i destini di alcuni personaggi, dei componenti di una famiglia, di un nucleo ristretto. Perchè la Storia è fatta dalle persone, su cui però troppo spesso si accanisce la disumanità di strategie politico-ideologiche che annullano ogni rispetto etico e umano. La masseria delle allodole, tratto dal romanzo dell'italo-armena Atonia Arslan, non vuole essere - secondo i due registi - un accurato quadro storico. Anche se la denuncia del genocidio armeno nel 1915 da parte del partito dei "Giovani Turchi" è centrale nella narrazione, risulta evidente che i Taviani guardino al massacro del passato come esempio negativo e radice di analoghe intolleranze e tragedie posteriori: dall'Olocausto degli Ebrei ad opera dei nazisti fino alla "pulizia etnica" nell'ex-Jugoslavia e ai conflitti politico-religiosi del presente. La didascalia alla fine del film ricorda che "Il popolo armeno attende ancora giustizia" per ciò che ha subìto durante la Grande Guerra. Il romanzo e il film fanno riemergere questa verità taciuta e rimossa colpevolmente dalla Turchia. Un film necessario, dunque, con pagine dure di forte tensione e macabra crudezza (la strage dei maschi - bambini e adulti - rifugiatisi nella masseria e ancora ignari dell'ordine di sterminarli). Fra gli interpreti del cast multilinguistico si distinguono per intensità Paz Vega, Tcheky Karyo, Arsinee Khanjian, Andrè Dussolier e Mohammad Bakri. L'impegno e la moralità dell'opera sono fuori discussione. Però, trattandosi di una coproduzione europea che coinvolge enti televisivi, i Taviani hanno preferito un registro espressivo realistico che tende alla "fiction" TV. Hanno tralasciato quasi del tutto (ad eccezione dell'iniziale presagio di sangue e di certe inquadrature oniriche) lo stile che li ha resi maestri fra gli anni '60 e gli '80: il realismo trasfigurato in Mito, lo straniamento epico-brechtiano, le visioni metaforiche e meta-storiche, l'insolito connubio fra tentazione mélo e pamphlet politico-letterario. In una parola: la poesia. La masseria delle allodole non è Allonsanfan, Kaos o La notte di San Lorenzo. Certo, la tragedia evocata surclassa per importanza le esigenze dell'Arte. Ma i capolavori dei Taviani testimoniano che si può essere poeti drammatici e non solo narratori.