Se non fosse tutto vero sarebbe solo un bel film. Invece nel XXI secolo, in un paese molto vicino al nostro, il tempo si e' fermato al 1400.
E' la premessa del secondo lavoro di Joshua Marston, The Forgiveness of Blood. In Albania, dal 1992 più di 9500 uomini sono stati uccisi per una consuetudine che risale al 1400 (Kanun, istituito dal principe Leke Dukagjini) che sancisce, tra le altre cose, il cosiddetto occhio per occhio. Vale a dire, in caso di omicidio (anche per legittima difesa), la famiglia che perde un componente per colpa di un'altra, può decidere di rifarsi su un membro di sesso maschile della parte avversa. Non solo: fino alla decisione finale, i componenti del nucleo familiare colpevole sono confinati all'interno della propria abitazione. La durata della pena era (ed è) totalmente discrezionale. Questa istituzione feudale era sparita con l'avvento del comunismo, poi è tornata in auge con il collasso politico e la messa al bando della pena di morte. Quando Joshua Marston, regista di Maria piena di grazia, premiato a Berlino nel 2004, è venuto a conoscenza dell'esistenza del Kanun in Albania e della sua applicazione, ha incominciato a fare ricerche, come già aveva fatto per il suo primo film. E' andato più volte sul posto, ha vissuto lì per 8 mesi, ha impiegato due anni per realizzare questo progetto. Ha parlato con la gente, aiutato da Andamion Murataj, filmaker albanese che vive a New York, e che ha cofirmato con Marston la sceneggiatura. Insieme, hanno visitato le famiglie che sono state in isolamento, hanno intervistato i "mediatori", che intercedono in casi particolarmente difficili da risolvere, gli insegnanti che si recano nelle proprietà bandite, perché i bambini ricevano comunque un'istruzione, senza essere costretti a pagare le colpe dei padri. Le associazioni non governative che lavorano per mettere fine a questo diritto primitivo, polizia, avvocati.
Il risultato di questa indagine è uno straordinario affresco, in cui dalla prima immagine - un innocente quadro bucolico di grande bellezza - si entra direttamente nell'infernale vita dei protagonisti. La storia è ambientata nel nord dell'Albania, il diciassettenne Nik è all'ultimo anno di scuola e pensa di aprire un Internet Point. La sorella Rudina (Sindi Lacej, bravissima), ha appena 15 anni ma le idee chiare: dopo il liceo andrà all'università. Invece no. In seguito a un banale litigio per una via di passaggio, il padre viene accusato di omicidio e per tutti loro incomincia una faida interminabile. Marston ha fatto un casting accurato, coinvolgendo più di 50 scuole e quando ha visto Tristan Halilaj, che interpreta Nik, ha capito che doveva essere lui. Come ha compreso che non bastava raccontare la miseria e l'arretratezza di un popolo che da sempre viene descritto in questo modo. Ha adottato una prospettiva diversa, lasciando parlare facce e paesaggi e il cuore degli adolescenti. Un'opera folgorante, che conferma il talento di Marston, in grado di passare con disinvoltura dalla regia di serie di successo come Law and Order alla ricerca e alla messa in scena di drammi esistenziali e collettivi.