Era già un "caso" prima ancora di arrivare nelle sale italiane, La caduta di Olivier Hirschbiegel, storia degli ultimi dodici giorni della dittatura di Hitler. Dalle accuse di essere un ritratto eccessivamente "buonista" del Führer venute proprio dalla Germania dopo la proiezione a Berlino, fino alle critiche di Wim Wenders che ha stigmatizzato la mancanza di una presa di posizione della pellicola nei confronti della Storia. Il taglio scelto dal regista per la riproposizione dell' "incubo" nazista è dunque quello dello sgretolamento del folle sogno hitleriano dell'impero tedesco dominatore del mondo. Un affresco claustrofobico, maniacale nella cura del dettaglio, cupo, asciutto, alla maniera dei KammerspielFilm della Germania cinematografica degli anni '20, quella che maturò la nascita di Paul Leni, Lupu-Pick e del geniale Pabst che firmò nel '56 il primo film sul Führer, Der Letste Akt con Albin Skida nel ruolo di Hitler e Oskar Wermer in quello del narratore, un soldato tedesco sul fronte. E non è un caso che Hirschbiegel per la sua Caduta, due ore e mezza di grande cinema che solo in coda si edulcora in una sorta di fiction tv mollando la presa, usi lo stesso procedimento, affidando però il racconto in terza persona non a un soldato ma a Traudi Junge, la segretaria del Führer, deceduta tre anni fa, testimone oculare, nel bunker della Berlino assediata dall'esercito russo, degli ultimi giorni del dittatore. Il bunker stesso diventa un altro personaggio della pellicola; tra i suoi corridoi angusti e i saloni decadenti Eva Braun (Juliane Kohler) prepara i festeggiamenti per il cinquantaseiesimo compleanno del Fuhrer, Himmler (Ulrich Noethen) cerca di dissuadere Hitler a rimanere in una Berlino ormai sotto assedio e Goebbels (Ulrich Matthes) spera ancora nella vittoria finale. Bruno Ganz, superbo nel ruolo del Fuhrer, consegna alla storia del cinema un Hitler doppiamente scolpito tra ripiegamento intimista e pazzia sanguinaria, così come viene descritto nel libro dello storico Joachim Fest, Gli ultimi giorni del Terzo Reich, che ha ispirato il film.