Chi si aspetta un film su Berlusconi rimarrà deluso: il nostro Presidente del Consiglio rimane sullo sfondo, relegato in un ruolo minore. Ecco la prima sorpresa del Caimano di Nanni Moretti, commedia con andamento vivace, allegro, sentimentale, drammatico. L'altra, che non andrebbe svelata, è in chiusura della storia ed è duplice: chi interpreta Berlusconi (non lo vuole fare nessuno) e come e dove finiranno società e istituzioni. Moretti corona un sogno e ne infrange un altro, quello dei militanti che volevano una presa di posizione, un'opera su e contro Berlusconi. Come Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio, il Caimano è un film sul cinema. Dalle comparse ai protagonisti, tanti i volti noti, soprattutto per gli addetti ai lavori, che il pubblico percepirà in parte. Così il gioco di citazioni, di frecciate divertite, sarcastiche, di veri ritratti d'autore: Michele Placido che reinterpreta se stesso, una prima donna, rude, volgare e scanzonata. Il quasi ottuagenario Giuliano Montaldo, regista di vecchie glorie come Sacco e Vanzetti e Tiro al piccione, che Silvio Orlando, di mestiere produttore, rimprovera aspramente quando lo molla all'improvviso perché Aurelio De Laurentiis ha deciso di finanziare il suo copione su Cristoforo Colombo. "Se non era per me, gli dice, non avresti lavorato. Nessuno ti voleva, ti chiamava più da anni". Il secondo livello, il sottoplot, è sentimentale e drammatico: Moretti (che compare due volte) mette in scena l'Italia di oggi, la crisi sociale, etica, morale, le rovine della famiglia, la crudeltà della separazione dopo decenni di fiducia nell'istituzione del matrimonio. I figli a metà, le coppie di fatto, l'omosessualità, l'incapacità di accettare il cambiamento. Berlusconi compare qua e là nelle prime inquadrature, interpretato dal semisosia Elio De Capitani, nella sceneggiatura "sognata" da Silvio Orlando. Niente di nuovo? Sì, la disperazione di un paese, di un popolo, ripiegato in se stesso. Diventato villano, violento, indifferente. Sospeso "tra l'orrore e il folklore" come dice Jerzy Stuhr (grande attore e regista nella vita, qui nei panni del produttore che finanzia Il Caimano). "La vostra è un'Italietta - prosegue Stuhr - quando pensiamo che siete arrivati al fondo e vi solleverete, ci stupite ancora. Continuate a scavare". E a dirlo non è, come nelle barzellette, un inglese, un francese, un tedesco, ma un polacco. Il terzo livello è la storia, il film nel film. Orlando è il produttore fallimentare di lavori di serie B (Mocassini assassini, Stivaloni porcelloni…) che viene contattato da una giovane regista, Jasmine Trinca. Lei non ha mai girato un lungometraggio, ha 24 anni e un copione in mano: Il Caimano, molto ispirato alle vicende del nostro Presidente del Consiglio. Orlando si sta separando dalla moglie, Margherita Buy, e non ha nulla da perdere. Inserti veri (il famoso discorso di insediamento all'Europarlamento del 2 luglio 2003, quando Berlusconi dà del kapò al capo della delegazione tedesca Schultz) si mescolano a quelli di finzione, in un'escalation raggelante che raggiunge il culmine, il paradosso, alla fine del film. Un bravo regista sa dirigere gli attori: è un piacere vedere recitare Silvio Orlando, bravissimo anche nella disperazione, e Margherita Buy nella parte anche quando urla e piange. Buono il risultato della giovane Jasmine Trinca, nettamente superiore a tutti i ruoli da lei finora interpretati.