Premio Speciale per la Regia alla 61ª Mostra del Cinema di Venezia, Ferro3 - La casa vuota del coreano Kim Ki-duk si sviluppa secondo un percorso di sottrazione poetico-formale peculiare a tanto cinema orientale. Il regista (de-)costruisce un'opera lieve come le effrazioni di cui si rendono protagonisti i giovani Tae-suk e Sun-hwa in un vagabondaggio amoroso con costanti cambi di residenza. Il loro viaggio attraverso le case lasciate temporaneamente vuote dai proprietari diviene riempimento di senso vitale, che non ha bisogno di forma per dichiarare la propria sostanza nutritiva: la riduzione dell'umano a presenza "fantasmatica" costituisce l'apice di un processo di lavorazione e di manipolazione del vuoto. La parola è confinata ai margini di un flusso emotivo empatico e telepatico: è il sorriso ad affiancare corpi sospesi laddove non possono essere separati da alcuno. Le traiettorie violente delle palline scagliate dal giovane protagonista con il Ferro 3 (la mazza da golf a cui è ispirato il titolo) attraversano le inquadrature arrestandosi solo quando le "buche" di Tae-suk e Sun-hwa si sono reciprocamente colmate. Lo spirito dell'arte si impadronisce dello schermo, depurato ' si osservi il rituale del lavaggio dei panni altrui ' da ogni sterile intellettualismo. Per chi sa ' ancora - guardare tra le righe.