Raccontare un'innocua bugia sull'aver perso la verginità trasforma la piatta ed anonima vita di Olive (Emma Stone), studentessa delle superiori in un paesino degli States, in una valanga dalle conseguenze spropositate. La confezione non si discosta, dunque, dal più classico (o becero) teen drama. Ma è soltanto apparenza, e il risultato è sorprendentemente di buon livello: merito delle performance degli attori, tra i quali sbucano nomi eccellenti (come Stanley Tucci e Malcolm McDowell), che ben servono uno script capace di graffiare, talvolta causticamente, il puritanesimo, l'ipocrisia e qualche pietra miliare della cultura pop statunitense.
L'idea di rivisitare il grande classico di Hawthorne La lettera scarlatta all'epoca dei social network, in una società che si ritiene liberale e moderna, è strampalata quanto ben congegnata, con i meccanismi moralistici alla base del romanzo che scattano in contaminazione con i capisaldi adolescenziali anni ottanta elargiti dal glorioso Brat Pack (i film con Molly Ringwald sono esplicitamente citati). La rivincita dei valori, in opposizione al bigottismo di facciata, raramente è stata espressa in modo così scoppiettante, e, oseremmo dire, quasi intelligente.