Vi ricordate La notte del 12, trionfatore ai César 2024 e osannato dalla critica? Dominik Moll è tornato e, dopo esserci stato con Harry, un amico vero (2000) e Due volte lei (2005), pure in Concorso a Cannes. Iniziamo a dirlo, la presidente di giuria Juliette Binoche potrebbe insignire la collega e connazionale Léa Drucker, che conferma il suo poco ordinario talento, il suo senso per la parte – e per le vite degli altri, i personaggi che indefessamente fa diventare persone.

La ritroviamo agente agli Affari Interni, segnatamente l'IGPN, l'organismo disciplinare della polizia francese, allorché la sua Stéphanie deve indagare sul caso di un giovane gravemente ferito durante una manifestazione dei Gilet Gialli a Parigi. L’incarico prenderà una piega personale, allorché Stéphanie scopre che la vittima è un compaesano, con i prevedibili conflitti di interesse ed esami di coscienza.

Scritto dal regista con il sodale Gilles Marchand, Dossier 137 muove come il precedente La notte del 12 dall’analisi morale dell’operato delle forze dell’ordine, laddove paiono pervertire la loro stessa definizione con atti di violenza illegittima e altre disforie, con un significativo slittamento: dal singolo poliziotto si passa alla contemplazione del corpo di polizia, e dunque di opacità, complicità e impunità sistemiche.

Rispetto al film antecedente, poi, le sfumature sono ridotte, le finezze sparute, il film d’inchiesta netta e spiccia insieme ha la meglio su sospensione, chiaroscuro, non detto: la violence policière, sembra dire Moll, non ammette mezze misure, sicché il film le si scaglia contro con la profondità e versatilità drammatica di Drucker e un impegno massimalista – che non aderisce al genere poliziesco, ma al filone civile, eccome.

Non c’è il colpo d’ala stilistico, bensì l’architettura etica, la volontà di fare, meglio, avere giustizia di un ragazzo lasciato per terra dalle “guardie”, e si può senz’altro accontentarsi: non all'altezza de La notte del 12 per ambiguità morale e potenza cinematografica, ma vibrante, secco, con una stupenda Drucker e una postura civile tenuta per due ore senza sbavature né cincischiamenti. Semplice, questo sì, ma efficace.