Il personaggio di Doraemon nasce in Giappone nel 1969. Il Manga con protagonista il “gatto-robot” raggiunge un grande successo in patria. Dal 1969 al 1996, anno della scomparsa dell'autore Fujiko F. Fujo, sono state create più di 1300 storie che hanno fatto diventare Doraemon un vero mito per intere generazioni di spettatori: al punto che il termine “doraemon” è ormai diventato di uso comune e viene utilizzato per riferirsi a qualcosa che ha il potere di realizzare sogni e far avverare desideri.

In effetti è proprio quello di cui ha bisogno il piccolo Nobita, 10 anni, timido e insicuro di carattere e perciò destinato ad una vita di fallimenti. Doraemon arriva dal futuro, mette a disposizione del ragazzino una serie di incredibili gadget e insieme cominciano una girandola di viaggi nel tempo, durante i quali Nobita riesce a vedere in anteprima il proprio matrimonio con l'amata Shizuka.

In questo scenario (in Giappone conosciuto e consolidato) si può provare ad entrare, partendo dalla “nostra” distanza, tutto sommato con poca fatica. Il punto di partenza è infatti un ragazzino ingenuo e candido, un ‘perdente' che rimanda ad altri simili controeroi dell'animazione europea e americana. Nobita sbaglia e si commuove fino all'esagerazione, sogna e fa progetti con totale incoscienza, ama la sua bella, vorrebbe compiere grandi gesti, si alza in volo ma resta solidamente attaccato alla Terra. Ne esce una favola di crescita e di formazione all'insegna di quella utopia che da sempre ammanta l'adolescenza di fascino e di mistero costruita con un disegno di morbida espressività.

Qualche ripetizione allunga in modo inutile il finale. E il doppiaggio italiano di Doraemon in troppi momenti richiama inopinatamente la voce di Topo Gigio.