A distanza di dieci anni dalla stesura dello script, l'attore Edoardo Leo debutta dietro la macchina da presa con Diciotto anni dopo, scritto insieme a Marco Bonini e interpretato da entrambi. Due fratelli agli antipodi che non si parlano da diciotto anni a seguito di un misterioso incidente: il balbuziente Mirko (Edoardo Leo) lavora a Roma nell'officina meccanica del padre, è sposato con Mirella (Sabrina Impacciatore) e ha un figlio, mentre Genziano (Marco Bonini) è un broker d'assalto, vive a Londra e non ha legami sentimentali. La morte del padre li riavvicinerà nel corso di un viaggio a Scilla, in Calabria. In Simon Konianski il protagonista trasportava il cadavere del padre alla ricerca delle sue radici, qui due fratelli trasportano nella vecchia Morgan un posacenere con le ceneri del padre in un viaggio della memoria che chiude i conti con il passato. Un road movie malinconico di riconciliazione familiare, ricco di incontri: dall'operatore crematorio (Valerio Aprea) alla logorroica veneta (Carlotta Natoli) fino all'avvocato (Vinicio Marchionni). La storia non è nuova, il messaggio è semplice: la vita divide, la morte unisce, ma il film è ben orchestrato, ben recitato e senza troppe pretese. Stona solo la figura dell'autostoppista Cate, interpretata da Eugenia Costantini, che trascina nell'onirico il viaggio psicologico dei fratelli quando poteva semplicemente essere una sorta di psicoanalista che fa domande per aiutare a tirare fuori l'irrisolto. Affascina però la descrizione della morte e l'elaborazione della perdita nella sua semplicità tra la cronaca di una cremazione e il bambino che disegna solo bare.