Il giovane e occhialuto Brendan Frye (il bel Joseph Gordon-Lewitt interprete principale di Mysterious Skin di Araki) si aggira per un campus della California del Sud. Si sbatte, si arrabatta e si scapicolla, per scoprire qualcosa sulla scomparsa prima, sulla morte poi, della ragazza di cui è perdutamente innamorato. Si muove come se nulla esistesse attorno a lui, se non il suo esclusivo fine: trovare il colpevole di tale abominio. Raccontare la trama richiederebbe uno sforzo di doti riassuntive che non abbiamo, elencare personaggi potrebbe risultare operazione vana ai fini della comprensione. Rimane il fiacco entusiasmo e la spompata grinta che permea l'intera operazione: rifare l'hard-boiled in piena era contemporanea. Il risultato è un disastro giovanilistico che fa acqua da tutte le parti. In primo luogo perché ripetere i caratteri del genere (la ragazza ricca e sensuale, il boss con gli scagnozzi che menano forte, la femme fatale) in un contesto che non li sa trattenere e che non li sa ospitare, rende la narrazione un agglomerato tribolante di sequenze legate con lo spago da un montatore santificato alla moviola. Secondo, perché se proprio vogliamo dirla tutta manca il mandante, il committente, colui che nella detective story alla Hammett, al quale il signor Rian Johnson dice candidamente di rifarsi, fa partire il gioco ad incastro: qui è solo Brendan e il suo amore per la fidanzata, a ricondurlo cocciuto contro ogni spigolo di porta e nocca delle dita degli scagnozzi del boss. Terzo perché questa spasmodica attenzione per i dettagli della detection, per la creazione delle situazioni chiave (momenti chiave dove colui che indaga capita per caso ad assistere ad un incontro fondamentale per lo svolgimento delle indagini), non porta a nessuna innovazione formale e/o narrativa: né postmodernismo, né sperimentalismo e ancor meno classicità. Manca il gusto per l'immagine, manca il respiro del cinema. E il detective di turno, per come è fastidioso, ingombrante, sempre presente, sempre così acuto e arguto, sempre così intelligente e perspicace più che assomigliare a Philip Marlowe, pare un clone ringiovanito di Jessica Fletcher.