C’era da aspettarselo. Che un fenomeno globale come La casa di carta producesse il suo primo spinoff, solo due anni dopo aver chiuso i battenti con la quinta stagione, era nell’ordine delle cose. E in quello Netflix.

Diversi i personaggi che avrebbero potuto ambire a uno storytelling personalizzato, da Tokyo al Professore. Invece Álex Pina, già ideatore e showrunner della fortunata saga su una banda di rapinatori che tenta il colpo alla Zecca spagnola, ha scelto Berlino . Probabilmente il più indecifrabile tra gli antieroi della serie.

Leader del gruppo insieme al Professore (di cui, abbiamo scoperto in seguito, essere il fratello), Andrés de Fonollosa, questo il suo vero nome, era il più bastardo tra i rapinatori. Determinato fino all’ossessione, spietato oltre la bisogna.
Ma, anche, non privo di risvolti umani che, episodio dopo episodio, lo renderanno meno respingente. Fino alla scoperta di una malattia terminale che ne causerà l’uscita di scena nella terza stagione.

Pedro Alonso e una squadra tutta nuova


Tra i punti di forza del personaggio va sicuramente annoverato l’interprete, l’affascinante Pedro Alonso. Che ritorna nei panni del ladro e “gentiluomo” in questo prequel datato qualche anno prima rispetto agli avvenimenti della Casa di carta.

Con lui un manipolo di nuovi compagni di viaggio, le cui caratteristiche non si discostano poi troppo da quelle dei membri della più nota banda: c’è Keila (Michelle Jenner), genio dell'ingegneria elettronica; Damián (Tristán Ulloa), professore filantropo con un QI ovviamente esagerato; Begoña Vargas è Cameron, la bella e “traumatizzata del gruppo (la nuova Tokyo?). Alle due donne fanno da contraltare, nel classico gioco delle coppie, Roi (Julio Peña Fernández) e Bruce (Joel Sanchez). Un po’ come accadeva con Tokyo e Rio (di cui Roi è non a caso l’anagramma), il Professore e l’ispettore Raquel ne La casa di carta (la poliziotta sarà tra i grandi ritorni anche di questo spinoff).

Pedro Alonso e Samantha Siqueiros in Berlino, credits Tamarra Arranz/Netflix
Pedro Alonso e Samantha Siqueiros in Berlino, credits Tamarra Arranz/Netflix

Pedro Alonso e Samantha Siqueiros in Berlino, credits Tamarra Arranz/Netflix

Berlino debutterà su Netflix il prossimo 29 dicembre, ma il tour promozionale del cast è già partito da qualche giorno e ieri ha fatto tappa a Roma in una sfarzosa serata di gala al multisala The Space di Piazza della Repubblica, interamente noleggiato per l’occasione dal gigante dello streaming. Netflix ci crede insomma.

Ci hanno mostrato la puntata pilota degli otto episodi totali. Appena un antipasto, sufficiente però a dispiegare con sufficiente chiarezza gli elementi che caratterizzeranno l’operazione. Come il desiderio di alleggerire i toni, insufflando il plot criminale nelle morbide atmosfere di una commedia romantica. Perciò l’ambientazione si sposta a Parigi, dove il nostro ha un colpo in canna da 44 milioni di euro, che porterà lui e la gang a scavare nelle catacombe della città e a spiare il direttore della più importante Casa d’Aste del Continente. E a invaghirsi della sua bella moglie (Samantha Siqueiros).

Amore e denaro. Possibilmente in quest’ordine


Le debolezze sentimentali di Berlino – reduce dal suo terzo disastroso divorzio, come ci viene rivelato nell’incipit – così bizzarramente stonate rispetto all’aplomb del criminale teoretico che ricordavamo, rappresentano la carta nuova calata dagli sceneggiatori. L’innesco di situazioni buffe, vedremo se e quanto interlocutorie rispetto alla linea narrativa principale, che dovrebbe essere quella del colpo. A occhio si giocherà di bilancino. Resta da capire se questa metamorfosi di Berlino sarà apprezzata dai fan.

Se Berlino rimane il cuore dello show, com’è legittimo, i co-protagonisti non possono certo essere dei semplici personaggi di contorno. La forza de La casa di carta stava proprio nella sua coralità, dove ogni carattere godeva di uno spazio adeguato e aveva delle caratteristiche uniche. Il che ha garantito alla serie di estendere la propria durata ben oltre le possibilità del suo canovaccio. Siamo solo all’inizio, ma l’impressione è che questa ricchezza sia venuta meno in Berlino, dove le figure ausiliari sembrano un po’ esaurite dalla loro maschera.

Julio Peña Fernández e Begoña Vargas in Berlino. Credits Tamarra Arranz/Netflix
Julio Peña Fernández e Begoña Vargas in Berlino. Credits Tamarra Arranz/Netflix

Julio Peña Fernández e Begoña Vargas in Berlino. Credits Tamarra Arranz/Netflix

Del resto, è un po’ tutto l’insieme ad apparire concepito per non disturbare troppo lo spettatore, offrendogli un intrattenimento più ludico, spensierato. Parigi stessa sembra prendere vita da un fumetto. L’azione arriva come attutita da una coltre di convenevoli romantici, gag oziose, canzoni ad alzo zero (da Serge Gainsbourg a Carla Bruni alla Felicità di Al Bano, che dovrebbe arrivare nell’episodio finale).

Se il tono fa il ladro, questo Berlino riveduto e corretto è più Lupin che il pericoloso sociopatico di prima. Pedro Alonso avrebbe anche il carisma per questa trasmutazione da spietato criminale ad adorabile canaglia ma non è Cary Grant e il rischio che possa rimanere vittima di una macchiettizzazione del personaggio è un’eventualità che il pilot non riesce del tutto a fugare.