Comunque... Bella. Parliamo dell'opera prima del messicano Alejandro Monte Verde, girata con budget risicato in 24 giorni nella Grande Mela. Protagonista è la star Eduardo Verastegui, "il Brad Pitt messicano", nei panni dello chef José, con un promettente passato da calciatore troncato nel sangue, quello della bambina che ha investito in auto. Ma l'occasione per riscattarsi è dietro l'angolo, anzi dietro un tavolo: la cameriera Nina viene licenzita per un banale ritardo, e Josè la vuole aiutare. La segue e scopre che la donna, sola al mondo, è incinta: come potrà tenere il bambino? 
Vincitore del premio del pubblico a Toronto e ora nelle nostre sale distribuito da Acec e Microcinema, Bella non è film per palati fini, ma misericordiosi: sguardo naif, povertà non esibita ma palese, e tante "buone intenzioni" (il messaggio antiabortista) a lastricare una strada che non sarà difficile percorrere.
A patto di vederlo con gli occhi del cuore, nella volontà comune a regista e attore di "restituire fedeltà ai latini, eroi del quotidiano e pronti a sacrificarsi per la famiglia”.