Ha parlato ai bambini che siamo stati: non dall'alto in basso, ma con l'aria complice di chi ha colto la magia della vita e continua a farlo attraverso la sua eredità stabilendo un rapporto tutto speciale con i figli del Belpaese. Ecco perché il papà dei cartoon più conosciuti al mondo rivive in un documentario dal titolo Walt Disney e l'Italia – Una storia d'amore, un documentario firmato dal critico Marco Spagnoli.
Nelle sale The Space dal 10 al 12 febbraio anche grazie alla coproduzione con Kobalt Entertainment, trent'anni di affetto reciproco diventano un viaggio lungo poco più di un'ora attraverso immagini di repertorio, interviste dell'epoca e 23 ricordi di artisti nostrani. Registi, attori e critici scavano nella propria infanzia e la legano indissolubilmente alle immagini di fumetti o lungometraggi cult.
“Non è un documentario storico – precisa Spagnoli – né una pura narrazione di fatti, luoghi e persone: parte dalle emozioni, quelle di lettore e spettatore, per raccontare qualcosa che mi apparteneva attraverso il contributo di disneyani famosi. In America Walt Disney è considerato uno dei grandi tecnici, per noi invece è un artista. È un viaggio intimo, con toni divertenti ma su argomenti seri e, dall'abbraccio a Luigi Pirandello alla conversazione tra Gianni Rodari e Umberto Eco, mostra gli intellettuali più importanti del nostro Paese alle prese con questo custode unico del regno della fantasia”.
Dal primo saluto al cinema Barberini di Roma alla visita della FIAT nel 1961: il legame con il Belpaese, fisicamente lungo 30 anni, in realtà non si è mai interrotto perché continua a vivere nell'esperienza di ciascuno. “La storia di Disney – continua il regista – è quella di ognuno di noi”.
“Ho imparato a leggere sui Topolino”, ricorda Lillo. “Il fumetto, infatti – precisa nel documentario Oscar Cosulich, direttore artistico del Future Film Festival – era una maniera di imparare oltre il piacere della lettura”. Ne ha una collezione intera il regista Fausto Brizzi, presente con il suo alter ego Paperizzi in alcuni albi italiani, “il coronamento del mio sogno di bambino”, parole sue.
Marco Giallini si diverte a improvvisarsi disegnatore, Fabio De Luigi mostra Alice nel paese delle meraviglie al figlio e Greg ricorda i due chilometri sotto al sole in spiaggia con 500 lire in tasca per acquistare il numero appena uscito in edicola. E L'isola che non c'è di Edoardo Bennato nasce dalla prima volta al cinema guardando Peter Pan.
Federico Fellini in un'intervista a Vincenzo Mollica (alias Vincenzo Paperica, narratore del documentario) ricorda un party di festeggiamento per gli Oscar a Disney World. In quell'occasione Walt Disney, con banda al seguito, ha intimato agli ospiti di nascondersi sotto i tavoli del saloon del parco. Ha messo in scena il Far West giocando con loro agli indiani. Di lui il maestro de La dolce vita ha amato sia il lato giocoso e innocente che “l'aspetto da fiaba gotica e nera – spiega per i 50 anni di Biancaneve – nelle sue parti più riuscite”.
In Italia, rispetto al resto del mondo, i più piccoli sono sempre stati legati a questo genio visionario e nel primo documentario in Europa a lui dedicato si vede come questo affetto venga ricambiato e porti eccellenti frutti creativi. Sulla scia del suo maggiore insegnamento, “Se lo puoi sognare lo puoi fare”, i bambini di ieri grazie ai desideri di un tempo si sono trasformati nei cantastorie straordinari, da Enzo D'Alò a Luca Ward, che oggi conosciamo.