Mostra con coda avvelenata. La bagarre è - neanche a dirlo - italiana -. Bellocchio contro Mann, Del Brocco contro Garrone, Garrone contro l'Italia (provinciale) e Giro contro tutti.
All'indomani della cerimonia di chiusura di Venezia 69 è successo di tutto. Oggetto della rissa è la mancata assegnazione di premi al cinema italiano - anche se un paio di riconoscimenti ci sono stati: a Ciprì (fotografia di E' stato il figlio) e Fabrizio Falco (migliore attore emergente) - e in particolare l'estromissione dal palmarès di Marco Bellocchio e della sua Bella addormentata. Ad aprire il fuoco di fila degli scontenti è stato Paolo Del Brocco, Ad di Rai Cinema (produttore di Bellocchio), che poche ore dopo l'annuncio del verdetto in Sala Grande ha diramato la seguente nota: "Siamo molto dispiaciuti che un'opera importante e coraggiosa come Bella addormentata non sia rientrata tra i film premiati, vista la straordinaria accoglienza del pubblico e le ottime critiche della stampa italiana e internazionale. Ci colpisce che un tema così universale e dibattuto, che Marco Bellocchio ha saputo trattare con intelligenza e rispetto, non sia riuscito a trovare il consenso e la giusta considerazione della giuria".
Sul banco degli imputati c'è ovviamente il giurato italiano Matteo Garrone, reo di non avere difeso abbastanza Bellocchio con gli altri colleghi. Una ricostruzione iniziata a circolare immediatamente dopo la conferenza stampa di chiusura dei giurati, quando Garrone, interpellato da una giornalista sul flop dei film italiani, è stato "zittito" dal Presidente Michael Mann. Garrone - che con Rai Cinema ha pure un film in ballo, Reality, nelle sale da fine settembre - non ci sta e chiarisce qualche ora dopo che "Mann non voleva zittirmi, voleva difendermi perché aveva capito che si stava cercando di mettermi in mezzo sui premi. Ogni giuria è un caso a sè e il verdetto è sempre una mediazione dall'esito imprevedibile". E' la linea seguita anche dal direttore della Mostra Alberto Barbera, quando sostiene che la giuria " ha lavorato in simbiosi: hanno passato tantissimo tempo insieme e mi hanno ringraziato perché alcuni di loro sono diventati davvero amici in questi giorni. L'atteggiamento di Mann mi era stato annunciato da lui stesso prima della conferenza stampa. Mi ha detto: "io impedirò a chiunque di fare domande ai singoli giurati per tutelare la privacy delle decisioni". Questa è una cosa richiesta dal regolamento, Mann non ha fatto altro che chiederne il rispetto".
La spiegazione non placa gli animi, anche perché a rinfocolarli ci pensa Michael Mann che a microfono spento avrebbe definito (così raccontano i soliti ben informati) "poco esportabile" il cinema di casa nostra e lo stesso Garrone che, nel tentativo di correggere il tiro ("Trovo che in tanta delusione da un mancato premio all'Italia ci sia molto provincialismo"), finisce per gettare ulteriore benzina sul fuoco. E arriva l'ira funesta di Bellocchio: "Mi sembra un giudizio idiota. Di questa imbecillità ne ho piene le scatole. Da un giurato mi aspetterei altro, che faccia la fatica di spiegare le ragioni perché un film non gli è piaciuto. Il mio dubbio è che chi dice queste cose viene da una cultura che parla inglese, poco sensibile alle sfumature". E' palese che Bellocchio ce l'abbia con Mann, altrimenti non si spiegherebbe quel "non accetto lezioni di regia" ribadito ieri a gran voce. La prima parte della querelle al veleno finisce comunque in pareggio: Bellocchio dice che non parteciperà più ad un festival, Garrone che non farà più il giurato. Ma nuovi e inquietanti sviluppi si attendono all'orizzonte, come minaccia l'ex sottosegretario alla cultura Francesco Giro: "Il flop del cinema italiano a Venezia non può restare senza conseguenze. Occorre aprire un confronto serio su questo fallimento. Non è credibile che a Cannes e a Berlino veniamo premiati mentre a Venezia siamo addirittura sbeffeggiati e censurati dal presidente di giuria di turno che tappa la bocca ai giurati". E aggiunge: "Non è che il presidente di giuria viene a Venezia e si porta gli amici da premiare come è accaduto con Wim Wenders nel 2008. Questo non è accettabile. Non siamo mica una colonia! Vengono qui a nostre spese e ci trattano come degli scemi. I francesi a Cannes e i tedeschi a Berlino si fanno rispettare e sentire, eccome!". Che sia proprio un politico del Pdl a indignarsi per i mancati riconoscimenti a Bellocchio (a chi, se no?) può suonare bizzarro. Non solo perché i maggiori detrattori di Bella addormentata sono nel suo partito (vedere cosa dice a tal proposito Gasparri) ma soprattutto perché solo pochi mesi fa fu proprio una formazione vicino alla sua coalizione - la Lega - a insistere perché fossero negati i fondi del Friuli al film.