(Cinematografo.it/Adnkronos) - Un documentario sul calcio, ma non solo. "Il calcio è il pretesto, ma la tematica forte è l'emigrazione di ritorno". A parlare è Elisabetta Pandimiglio, regista, insieme a Cesar Meneghetti, di Sogni di cuoio, in uscita nelle sale il 27 agosto. Il film è ambientato nella piccola cittadina di Firenzuola. Una telecamera digitale riprende in presa diretta, passo dopo passo, la storia di una ventina di calciatori argentini e uruguayani arrivati in Italia con il sogno di sfondare nel calcio professionistico e con un comune idolo: l'interista Recoba. I giocatori, di origini e con passaporto italiano, entrano senza difficoltà a fare parte della squadra di serie C2, il Firenzuola. L'allenatore è Mario Kempes, l'eroe dei due gol che nel 1978 iscrisse l'Argentina all'albo d'oro dei Campioni del Mondiale di Calcio. "La storia è tratta da episodi realmente accaduti - spiega Pandimiglio - le partite, le interviste ai giocatori, i personaggi. Tutto è vero". Per i calciatori sudamericani l'arrivo in Italia rappresenta un'occasione per sbarcare il lunario. Hanno lasciato famiglie, affetti, lavoro, per portare a casa quei soldi che gli daranno da vivere per il futuro, in un anno in cui l'Argentina sta per subire il collasso economico e politico (siamo alle soglie del 2001). "Non sono assolutamente appassionata di calcio - dice ancora la regista - ma il progetto mi interessava perché racconta la storia di disagi, di emigrazione di ritorno, di dolori, di storie vere, insomma". "Per quei ragazzi - sottolinea Cesar Meneghetti - il calcio è solo un mezzo di alienazione, un modo di ritornare all'infanzia, quasi un sogno per tappare i dolori della realtà". Il film, quindi, ripercorre cronologicamente l'altalenante dipanarsi della vicenda tra le testimonianze dei responsabili del progetto, del procuratore, dei preparatori tecnici, del mister, della gente, ma soprattutto nel quotidiano vivere dei ragazzi. Tra promesse e speranze, entusiasmi e ambiguità, il sogno dei calciatori si scioglie come neve al sole. Il rientro nel loro Paese avviene dopo poco più di un mese, senza un contratto firmato. Le parole dell'allenatore tecnico, Luca Spatafora, sono emblematiche: "Quello che perdiamo di più di questi ragazzi è la loro gioia". Molti di loro non hanno proseguito la strada del calcio, solo pochi giocano in categorie d'eccellenza o di "fortuna" quasi per inseguire un sogno che non è mai decollato. Il documentario uscirà inizialmente a Roma, Milano, Firenzuola e Torino. La data, il 27 agosto, non è casuale. "Il giorno doveva coincidere con l'inizio della stagione calcistica 2004-2005 - ha detto Gianluca Arcopinto, ideatore e produttore del progetto - poi, il ritardo in calendario dovuto alle Olimpiadi in Grecia, ha fatto slittare la data di inizio del campionato di serie A al 12 settembre".