Ballerino, modello, factotum, attore e adesso comico. Si fatica a crederci ma il Channing Tatum di 22 Jump Street (dal ieri nelle nostre sale) è lo stesso interprete tra gli altri del nuovo film di Bennett Miller (Foxcatcher, presentato al Festival di Cannes), e di Jupiter - Il destino dell'universo dei due Wachowski. In quel di New York l'ex Magic Mike ci racconta il suo essere padre e celebrità insieme e il sodalizio affettuoso con l'amico Jonah, lo stesso che fino a ieri faceva da spalla al Di Caprio di The Wolf of Wall Street.
In 22 Jump Street ti vediamo nuovamente nei panni di un agente di polizia impegnato in una indagine all'interno del college. Che cosa ricordi di allora, come ti divertivi da giovane?
In modo normale credo. Bevendo birra. E ancora bevendo birra. E non molto altro.
A vedere il film sembra davvero che tu ci abbia preso gusto a far ridere la gente.
Non saprei. Non ho ancora visto il film e non so quali siano le reazioni del pubblico. Il primo film Jonah Hill non me lo ha lasciato vedere fino al Festival SXSW di Austin in Texas. Non mi ero mai visto in una commedia prima e volevo farlo in un buon cinema e con un pubblico vero, non di addetti ai lavori.
Avere questo tipo di conferma ti ha dato più sicurezza e la spinta a tornare al genere?
Forse a livello creativo, ma è un discorso che non riguarda solo la commedia. Posso dire però che oggi non ne farei mai una da solo, non senza Jonah almeno.
Siete davvero così legati ormai?
E' il mio ragazzone!
Che scopriamo in veste particolarmente 'action' in questo film. Anche lui ha fatto i suoi 'stunt' come te?
No, ma non perché non potesse farli. Ne era perfettamente in grado, ma li avrebbe fatti troppo bene e non sarebbe stato così divertente.
Che effetto ti hanno fatto le polemiche per le sue offese a quel paparazzo (Jonah Hill aveva ingiuriato un fotografo che aveva fatto apprezzamenti sui suoi pantaloncini, ndr)?
Non so immaginare quanto possa essere stato frustrante per lui. E' stata una brutta situazione, ma so che non era davvero lui in quel momento.
Essere popolari ti condiziona nella vita di tutti i giorni, anche familiare?
Abbastanza. Quando firmiamo per andare davanti la macchina da presa stiamo sacrificando una parte della nostra privacy. Molta gente ti vedrà in quei film, e il fatto di riconoscerti crea una sorta di relazione. Come se anche loro avessero investito su di te. Non è un problema, ho scelto io di diventare una figura pubblica. Quello che non ammetto, semmai, e che qualcuno possa pensare di aver il diritto di coinvolgere mia figlia in questo. O che non le sia permesso di avere una vita normale solo perché i suoi genitori hanno fatto un certo tipo di scelta. E' complicato. A volte mi chiedo quale sia il modo migliore per proteggerla, perché certi pensieri possono far paura.
Professionalmente invece qual e' la sfida più importante?
Ogni film e' una sfida, a prescindere. Già fare un sequel, e farlo bene, lo e'.
Aiuta in questo senso poter interpretare un personaggio già noto?
Da una parte ti facilita, dall'altra e' difficile far ridere con situazioni già viste. La seconda volta che racconti una barzelletta non fa mai ridere, devi raccontarla in un altro modo, in un modo che la gente non si aspetta. Anche questa e' una sfida.
Alla fine del film ipotizzate una serie di possibili sequel, ci state pensando seriamente?
Abbiamo solo immaginato quali potrebbero essere le naturali prosecuzioni dopo una avventura al college. Forse sceglierei quello in cui siamo anziani in una casa di riposo.
Lasciata la commedia, che effetto fa tornare a un dramma come Foxcatcher?
E' tutto molto diverso. In quel caso ci siamo ispirati a una storia vera; al viaggio doloroso di tre persone. Ma e' tutt'altra cosa da questo film, dal mondo folle che hanno inventato Chris e Phil (i registi di 22 Jump Street Chris Miller e Phil Lord, ndr).