“Mentre scrivevo la sceneggiatura ho capito che quando qualcosa si rompe è anche il momento in cui riesci a capire meglio come è fatta. Così, attraverso la struttura narrativa di un divorzio sono stato in grado di raccontare la storia di un matrimonio”.

Noah Baumbach torna a Venezia quattro anni dopo aver presentato fuori concorso il documentario De Palma. Lo fa con Marriage Story (in gara per il Leone d’Oro), “una storia d'amore che si rivela proprio durante la sua crisi”, come dichiarato dallo stesso regista, che mette in scena la fine di un matrimonio e di una famiglia, esperienza in parte basata sul sofferto divorzio vissuto da Baumbach con Jennifer Jason Leigh nel 2010.

Il regista Noah Baumbach - Foto Karen Di Paola

Protagonisti del film – targato Netflix e disponibile sulla piattaforma a partire dall’autunno – sono Adam Driver (Charlie) e Scarlett Johansson (Nicole), regista teatrale lui, attrice lei. Genitori di un figlio piccolo, vivono a New York. Ma all’indomani della separazione Nicole torna nella natia Los Angeles, con Charlie costretto a volare lì ogni volta che vuole incontrare il bambino. E il coinvolgimento di due avvocati (Laura Dern e Ray Liotta) finirà per complicare ulteriormente le cose.

“Questo film – racconta Scarlett Johansson – contiene molto di tutti noi, basti pensare che quando ho incontrato Noah per la prima volta stavo affrontando un divorzio e non avevo idea che volesse parlarmi di questa cosa. Sono arrivata lì, lamentandomi della situazione che stavo vivendo, e poco dopo lui mi ha detto che il nuovo lavoro che voleva propormi era proprio incentrato su questo argomento”.

Tematica, quella del divorzio, che Noah Baumbach aveva già affrontato ne Il calamaro e la balena (2005), all’epoca basato sui suoi ricordi da adolescente dinnanzi alla separazione dei genitori: “Il matrimonio, ovviamente, continua anche nel divorzio, sei ancora sposato mentre le pratiche vanno avanti, le battaglie legali, i tribunali. E quando di mezzo ci sono anche i bambini, il matrimonio continua, in un certo senso, anche dopo il divorzio”, dice ancora il regista.

Marriage Story

Marriage Story racconta proprio questo, in fondo, l’incontrollabile escalation di dinamiche che solo qualche mese prima sembravano impossibili.

“Non si ha spesso la possibilità di fare film in questo modo”, racconta Adam Driver: “Avevamo la sensazione di essere piuttosto preparati, ne abbiamo parlato spesso, con Noah sembra sempre di affrontare una conversazione che comincia con un’idea e poi prosegue prendendo strade che non si chiudono mai”.

Sulla scena madre del litigio furioso con Scarlett Johansson, l’attore svela: “L’abbiamo fatta in due giorni. Eravamo in stanze diverse e lavoravamo sulla sceneggiatura. È molto teatrale quella scena, come lo è il divorzio di per sé, se vogliamo, con il giudice, i mediatori, gli avvocati. Divorziare è come esibirsi, dopotutto, e durante le riprese mi sono sentito come se stessi recitando su un palcoscenico, a teatro”.

Teatralità con cui lo stesso Baumbach decide di introdurre nel film i suoi due protagonisti, con una doppia lettera in cui si evidenziano i lati positivi di uno secondo l’altra, e viceversa: “All’inizio quelle cose le avevo scritte solo per me, il film inizia quando i personaggi sono già separati ma ancora non hanno la percezione che andando avanti lo saranno ancora di più. L’ho scritto per inserire me stesso nello spazio che loro avevano lasciato libero, la normalità che diventa eccezionale. Nel farlo ho trovato una certa musicalità, dopodiché nel film quell’espediente ha assunto un altro aspetto, che poi ritorna. Anche se si stanno sgretolando, c’è quell’amore che è esistito e che è sempre lì presente”.