“L'esperienza al Festival di Cannes è stata fantastica: quando ho assistito alle reazioni violente sia da parte di chi ha apprezzato il film sia da parte di chi l'ha detestato ho capito di aver fatto qualcosa di giusto. Credo sia proprio questo l'obiettivo ultimo del cinema, forma d'arte lucrativa finché si vuole, ma che a mio modo di vedere dovrebbe cercare ogni volta di penetrare il pubblico, colpire lo spettatore: che può essere scioccato, triste, sorpreso o contento, incavolato per aver vissuto la peggiore esperienza della sua vita. Che però non dimenticherà facilmente”. A poco meno di 24 ore dal verdetto della 66° edizione del Festival di Cannes, dove è rimasto fuori dal palmares, Nicolas Winding Refn arriva in Italia per accompagnare l'uscita del suo Solo Dio perdona (Only God Forgives), nelle sale dal 30 maggio con 01 distribution in 200 copie: accolto sulla Croisette con meno entusiasmo rispetto a Drive, che due anni fa ne consacrò il talento anche per le logiche “mainstream”, il film è girato e ambientato a Bangkok, dove Julian (ancora Ryan Gosling) gestisce una palestra di boxe come copertura per il traffico di droga. Quando il fratello maggiore Billy (Tom Burke) viene ucciso per aver assassinato brutalmente una giovane prostituta, dagli Stati Uniti arriva la madre (Kristin Scott Thomas), boss di una potente organizzazione criminale, decisa a vendicare ferocemente la morte del suo primogenito. Ma avere la meglio sul responsabile, il poliziotto in pensione Chang (Vithaya Pansringarm), sarà più arduo di quanto può immaginare.
Solo Dio perdona è una sintesi di tutti i film che ho realizzato finora, anche questo figlio di un gran numero di altri film che hanno influenzato il mio percorso”, spiega il regista danese, che sui titoli di coda dedica l'opera ad Alejandro Jodorowsky e ringrazia il regista argentino Gaspar Noé: “Di quest'ultimo ammiro molto i film e siamo anche amici, mi è venuto a trovare persino a Bangkok mentre giravamo. Jodorowsky invece è uno di quei cineasti che a dispetto di quanto si riconosca, al pari dei vari Dreyer, Ford o Godard, ha avuto e ha tuttora un'influenza incredibile sul cinema”, dice Refn, che racconta: “Negli anni '90, quando l'unico modo per riuscire a vedere i film nascosti era attraverso i VHS, riuscii ad imbattermi in opere come El topo o La montagna sacra. Era quello il modo in cui mi sarebbe piaciuto fare cinema, realizzare film: andando contro le stesse leggi della cinematografia. Non film nell'accezione classica del termine, ma esperienze, qualcosa che andava oltre: Solo Dio perdona, in un certo senso, è caratterizzato proprio da questa struttura non lineare, un enigma che continua a crescere durante la visione, da cui però è impossibile togliere frammenti della costruzione. L'incontro con Jodorowsky, che ho avuto la fortuna di conoscere un paio d'anni fa, mi è stato di grande aiuto anche per affrontare i successivi momenti in cui sono finito per sentirmi in una posizione troppo comoda, troppo sicura: quand'è così mi chiedo: ‘Che cosa farebbe Jodorowsky?'.”.
Posizione “troppo comoda” da cui sembra esser fuggita Kristin Scott Thomas, nel film sorprendente madre padrona dal look eccentrico e stravagante: “Per i miei film non ho mai tanti soldi a disposizione – spiega Refn – ma quando ho saputo che Kristin avrebbe voluto lavorare con me e che lo script le era piaciuto, ci siamo incontrati a Parigi. La conoscevo nei ruoli classici, ma all'inizio della cena ho capito che non avrebbe avuto alcun problema a cimentarsi nella ‘strega str…a' del film. Per farlo, pur non amando i film violenti, era pronta a provare qualcosa di completamente diverso, a trasformarsi. Così mi ha mandato una foto con i capelli biondi, lunghissimi: ‘Ciao Donatella Versace!', le ho detto non appena l'ho vista…”.
Da sempre poco incline alle lusinghe delle grosse produzioni (“a fronte di molti soldi dovrei rinunciare alla mia libertà creativa”), Nicolas Winding Refn ribadisce il “radicato odio nei confronti dell'autorità” e individua nel “buon gusto il primo nemico della creatività”, ricordando che “nell'arte non si deve mai perdere la scintilla, che può essere alimentata anche attraverso la distruzione delle cose”. Come avvenne quando, giovanissimo, venne espulso dal college per aver scagliato una scrivania contro il muro: “Il lato punk ancora lo conservo, ma sono diventato forse un po' più furbo, magari nell'aspetto”. Dal primo Pusher (1996) ne è passata di acqua sotto i ponti, e si è portata via i vari Bleeder, Fear X, Bronson e Valhalla Rising; Drive l'ha mostrato al mondo, Solo Dio perdona è il nuovo punto di rottura. E domani? Intanto “la serie tv Barbarella (basata sul comic book di Jean-Claude Forest, da cui nel '68 nacque il celebre film con Jane Fonda, ndr), poi vorrei ‘tanto tanto tanto' fare un film horror e una commedia”.