(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Volevo solo vedere se ero capace di fare un film che non parlasse di stupri, pedofilia o masturbazione. Credo sia importante mettersi sempre alla prova". Questo il biglietto da visita con cui Todd Solondz si presenta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con Dark Horse. Il regista torna al Lido (dopo l'Osella per la sceneggiatura vinta con Life During Wartime nel 2009) con la storia di un ragazzo sulla trentina con la sindrome di Peter Pan che si innamora di una coetanea con la stessa sindrome. Ma abbandonare la sua cameretta di adolescente e i giocattoli e i fumetti a cui è morbosamente legato si rivela un dramma.
"Per quanto possa essere considerata una commedia si ride davvero poco in Dark Horse, è un film pieno di dolore, di melanconia", afferma Solondz. "Il protagonista del mio film è uno che colleziona giocattoli ma in realtà è posseduto da questa collezione che cura maniacalmente, tanto da non togliere neppure la protezione di plastica che protegge i suoi preziosi pezzi". Il titolo Dark Horse deriva dall'espressione statunitense che definisce "una persona che aveva delle potenzialita per riuscire e poi si è rivelato un fallito".