Una casa sul lago, silenziosa, come disabitata. Luci soffuse, un calore che si sprigiona dalle pareti, da piccoli lumicini, da candele sparse un po' ovunque accanto a letti disfatti, a cocci di argilla e reti da pescatore, ritagli di ombre che annunciano una scala che porta di sopra, all'aperto, dove si domina la quiete del lago e del mare appena a ridosso. Sul set di Eros - Il filo pericoloso delle cose, a Cala d'Inferno,  Michelangelo Antonioni, dietro la macchina da presa, muoveva le mani a disegnare figure, movimenti, pulsioni dell'anima e del cuore. Con l'affascinante Regina Nemni (nel film è Cloe), occhi neri, volto da gitana, riprendiamo il filo delle cose lasciato in sospeso. Inizia un racconto appassionato, quello di un'attrice che nel suo personaggio ha trovato molte risposte al suo essere donna. "Antonioni mi ha capita da subito, è bastato forse l'accenno di un sorriso, o un movimento impercettibile del mio corpo - racconta -. Ha capito che la sua ricerca sul significato del desiderio era anche la mia, ha scovato i miei punti di forza". Lo sguardo di Michelangelo genera parole: "Con lui si è creata una comunicazione tra due cuori per la quale è superflua ogni parola, ogni simbolo di parola. Eravamo ridiventati ragazzi - sorride Regina - Michelangelo sembrava un diciottenne, felice, libero di creare e soprattutto di improvvisare quello che davanti ai suoi occhi, invece, era già tutto così nitido, così preciso, scritto senza aver preso corpo su un foglio". E ci parla di Cloe: "Donna che si sente trascinata da una sorta di forza cosmica. Lei fatica, fatica davvero a identificare in un uomo, in suo marito Christopher, tutta la passione che domina invece la sua mente". Un desiderio che non incontra l'altro desiderio... "E il nostro amore naufraga. Perché - sottolinea Regina Nemni - mio marito, ora sente il bisogno di evadere senza avvertire il peso di un vincolo, nessuna implicazione sentimentale. Paradossale conclusione di una passione che si sfinisce nella ricerca di un'altra passione molto più materiale". Regina Nemni fa ancora difficoltà a credere di essere lei, proprio lei, la nuova attrice di Antonioni: "Perché io al cinema, all'inizio, neanche ci pensavo - confessa -. Diversi anni fa, incontrai casualmente Fellini che cercava una ragazza per un piccolo ruolo in E la nave va. Io acconsentii a seguirlo a Roma e così che è nato il primo incontro con il set, in una giornata fredda di Natale". Michelangelo Antonioni? "E' l'incarnazione del cinema allo stato puro. Sentivo soltanto energia ed entusiasmo che vibravano da quello sguardo, come dagli occhi di un bambino affascinato dalla vita. Antonioni è l'eleganza dell'immagine. L'eleganza del Filo pericoloso delle cose. Dove l'eros non è un atto ma un pensiero".