Nei film di Jerry Schatzberg "non è la voce della nazione ad emergere ma quella delle sue anime perse. E forse per questo - per questa presenza forte dell'interiorità, della coscienza di una perdita, dell'abbandono di un'illusione - che questi film non sono stati acclamati in patria" spiega il direttore dell'Inifinity Festival di Alba, Luciano Barisone. Al regista e fotografo di Lo spaventapasseri (Palma d'Oro a Cannes nel 1973) e Panico a Needle Park, molto amato in Europa, incompreso negli Usa, la manifestazione rende omaggio con una mostra fotografica e una retrospettiva completa: in cartellone i 12 film da lui diretti a partire dal folgorante esordio nel 1970 con Mannequin - Frammenti di una donna al recente The Day the Ponies Come Back. "Sono diventato fotografo quasi per caso, i miei genitori volevano che prendessi in mano l'attività di famiglia e diventassi un pellicciaio come loro. Ma quella di fare il regista è stata una scelta: volevo raccontare delle storie e questa cosa l'ho capita facendo proprio il fotografo" ha spiegato il regista, che questa mattina ha tenuto una "lezione di cinema" per i giovanissimi studenti di Alba.
Nella New Hollywood degli anni '70 era considerato il cineasta più importante della sua generazione, sia in rapporto a Coppola, che in rapporto a Scorsese e a Pollack. "Quello che più mi spaventava all'inizio era il rapporto con gli attori" ha confessato Schatzberg, che ha ripercorso i passi più salienti della sua carriera, dall'incontro con il drammaturgo Harold Pinter, sceneggiatore di L'amico ritrovato (presentato questa mattina al festival), a quello con Al Pacino, Meryl Streep, Morgan Freeman, Demi Moore e Gene Hackman, tutte sue "scoperte". "Pacino l'avevo visto a teatro quattro anni prima di esordire nel cinema e mi ero ripromesso che se un giorno avessi girato un film avrei avuto lui come protagonista. Quando mi proposero di girare Panico a Needle Park accettai solo perché avevo saputo che Pacino si era mostrato molto interessato al ruolo. Non fu affatto facile riuscire a coinvolgerlo nel progetto: la Fox lo considerava troppo vecchio per la parte e così organizzammo dei finti provini ai quali prese parte anche Robert De Niro. Alla fine, naturalmente, scelsi Pacino ma ricordo che De Niro mi fermò per strada e mi disse che voleva a tutti i costi fare il film. Lui era stato bravissimo, ma Pacino a differenza sua non recitava, lui era il personaggio". Morgan Freeman "mi colpì perché si presentò al provino mangiando una banana, era troppo grande per il ruolo allora riscrissi la sceneggiatura". Ancora più emozionante fu l'incontro con Pinter. "Alcune cose della sceneggiatura di L'amico ritrovato non mi convincevano molto e volevo cambiare alcuni dialoghi, ma l'idea di mettere mano al suo lavoro mi creava grandi difficoltà. Lo chiamavo ogni volta che modificavo una battuta, fino a quando esasperato dalle mie continue telefonate mi disse che si fidava totalmente di me. L'unico punto sul quale eravamo assolutamente in disaccordo - continua - era il finale del film. Dopo infinite discussioni gli proposi di scrivere e girare due finali diversi e decidere in fase di montaggio quale fosse il migliore, ma sapevo fin da subito che avrei concluso il film come volevo io. Alla prima parigina del film dovette ammettere che avevo ragione io". Schatzberg ha infine annunciato di essere al lavoro sul sequel de Lo spaventapasseri: "L'idea mi è venuta quando mi sono chiesto che fine avessero potuto fare, dopo trent'anni, i due protagonisti del primo film. Mi piacerebbe che fossero ancora una volta Al Pacino e Gene Hackman  interpretarlo, ma è presto per dirlo, per adesso stiamo lavorando alla sceneggiatura. Posso solo anticipare che entrambi i due personaggi  dovranno fare i conti con la paternità: uno alla ricerca di un figlio che credeva morto, l'altro per recuperare il rapporto con una figlia".