Si concluderà ufficialmente domani la VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la prima sotto la direzione artistica di Marco Müller. Edizione tra luci e ombre, come da più parti era stato messo in conto alla vigilia, che servirà agli organizzatori per tracciare una riga da cui iniziare a ragionare su quelle future: ragionamenti e considerazioni che, sicuramente, partiranno immediatamente dopo la cerimonia di chiusura del Festival, che sancirà i vincitori di quest'anno.
Tra i 15 lungometraggi in Concorso, l'Italia sembra poter riporre le sue speranze solo nel film di Claudio Giovannesi, Alì ha gli occhi azzurri, quanto meno per quello che riguarda il Premio a un giovane attore o attrice emergente: ecco allora che il non professionista Nader Sarhan si giocherà le sue chance con i coetanei protagonisti di Marfa Girl, Adam Mediano e Drake Burnette, diretto da Larry Clark. Sempre sul fronte attoriale, i ben informati (i bookmaker...) danno per certa la vittoria di Valérie Lemercier (protagonista di Main dans la main di Valérie Donzelli) per la migliore interpretazione femminile, mentre per l'interpretazione maschile chissà che il presidente di giuria Jeff Nichols (con i giurati Timur Bekmambetov, Valentina Cervi, Chris Fujiwara, Leila Hatami, P. J. Hogan ed Edgardo Cozarininsky) non voglia premiare il ritorno di Charlie Sheen nel divertente A Glimpse Inside The Mind of Charles Swan III di Roman Coppola, film che sempre i bookmaker davano come principale candidato alla vittoria del Marc'Aurelio d'Oro. Il terno dei premi maggiori (oltre al Marc'Aurelio, quello per la miglior regia e quello Speciale della Giuria), però, potrebbe annoverare oltre al film di Coppola anche Spose celestiali dei mari di pianura di Alexei Fedorchenko e l'opera prima The Motel Life dei fratelli Gabe e Alan Polsky, con Stephen Dorff, Emile Hirsch e Dakota Fanning. Ma attenzione anche al messicano Mai Morire di Enrique Rivero.