C'erano una volta l'ironia graffiante di Philippe Noiret, la cattiveria di Ugo Tognazzi, l'ingenuità di Gastone Moschin e l'astuzia del dottore Adolfo Celi. Era il 1975 e quel formidabile quartetto (Duilio Del Prete il quarto, Celi si aggiungeva cammin facendo) era protagonista di un film culto diretto da Mario Monicelli.A distanza di 36 anni arriva in sala (16 marzo, 500 copie, distribuzione Filmauro) Amici miei... come tutto ebbe inizio, la commedia firmata da Neri Parenti e ambientata nel 1487, prequel dell'originale di Monicelli. Siamo a Firenze, alla corte di Lorenzo il Magnifico, e nel palazzo dei Priori si discute di allume e di come inventare una guerra per arraffare le miniere di Volterra. Uno di loro dice: "Che importa? Il popolo è grullo, tutto quello che gli si racconta se lo beve". Parole profetiche, mentre una voce fuori campo aggiunge: "Tanto a che serve? Dopo che hanno votato, il Magnifico fa di testa sua. Bella Repubblica non c'è che dire…Savonarola e le sue tirate a desinare e il Magnifico a cena".In questo contesto poco allegro, Messere Duccio (Michele Placido) si annoia ad ascoltare i colleghi che parlano di guerra, tasse e morale, aspetta il momento giusto per scappare e d ecco che i suoi compagni d'avventura si materializzano uno dopo l'altro: i nuovi personaggi hanno le facce di Christian De Sica (che cerca di gabbare la moglie che a sua volta però gli riserva una sorpresa), Giorgio Panariello, Massimo Ghini (l'eterno spiantato con sei figli) e Paolo Hendel.
"Lo scenografo Francesco Frigeri - dice Neri Parenti - ha fatto un lavoro incredibile: è riuscito a restituire le atmosfere rinascimentali della corte di Lorenzo il Magnifico (che ha il volto di Alessandro Benvenuti)". Ma la sfida (e il tranello) di una storia in costume era in primis la ricostruzione: "Non abbiamo trascurato nessun particolare - racconta Luigi De Laurentiis, produttore con il padre Aurelio -. Dalla prospettiva di ogni ambiente alla luce per la fotografia. Mettere in piedi un set così oggi è un'esperienza incredibile". A questo progetto Parenti ci stava pensando da un pezzo, dal '96 quando gli sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi (entrambi scomparsi e a cui il film è dedicato insieme a Tullio Kezich) con cui stava girando Fantozzi - il ritorno, ebbero l'idea di fare un prequel di Amici miei. "Realizzarlo - spiega Parenti - per me è stato il sogno di una vita. E se qualcuno ancora se lo chiede, il collante, lo spirito che li lega, è la cattiveria del gruppo, qui ancora più spiccata".
Uno dei punti in comune con Amici miei di Mario Monicelli, racconta Christian De Sica non è solo nello spirito della goliardia e della zingarata: "Il significato vero delle azioni dei protagonisti è lo stesso dell'originale, ossia farsi beffa della maturità, dell'età adulta. Attraverso gli scherzi cerchiamo di prolungare lo stato della fanciullezza, esorcizzando così la morte, la malattia, la paura di invecchiare". Aggiunge Michele Placido: "Poco dopo aver accettato la parte, mi chiamò Monicelli e mi disse: "Se è divertente fai bene ad accettare". Anche Hendel racconta di aver parlato con il grande regista scomparso da pochi mesi e gli ribadì che ciò che contava era realizzare un'opera allegra, che strappasse risate anche amare.
I numeri del prequel sono da capogiro: più di 6 mesi di lavoro e oltre 3500 comparse per costruire il set, di cui solo 1000 per girare a Pistoia la partita di calcio storico fiorentino, 50 controfigure acrobatiche hanno garantito le scene stunt a piedi e cavallo (vedi il Corteo Papale). Ogni giorno all'opera 110 persone di troupe tra elettricisti, macchinisti, attrezzisti, fonici, assistenti alla regia, truccatori, parrucchieri, costumisti e sarte e assistenti alla scenografia, effetti speciali, cavallerizzi, addetti agli animali. Insomma: un'impresa davvero colossale.