La famiglia Russell è finita male: padre e madre, Alan e Marie Russell, assassinati, il figlio piccolo Tim incriminato e recluso in un istituto psichiatrico. Dieci anni dopo esce, ad attenderlo la sorella Kaylie e la promessa fatta allora: “Un giorno, quando saremo grandi e forti, uccideremo quella cosa per vendicare mamma e papà”. Quel giorno è arrivato e quella cosa è uno specchio antico, origini scozzesi, cedro tedesco e influssi stra-malefici: ha ucciso lui mamma e papà?
Il regista Mike Flanagan gonfia il suo corto omonimo e dopo Absentia firma l'opera seconda Oculus, horror formato famiglia con afflati supernatural e… specchio riflesso. Problema, l'eredità cortista si sente, perché Oculus ha fiato corto drammaturgico e gambe corte, meglio, mozzate da troppe iterazioni. Insomma, tra una lampadina masticata e un'ancora di Damocle la materia orrorifica c'è, ma tirata troppo per le lunghe e con “qualche” incongruenza: Oculus per Oculus, ok, ma lungo per corto anche?