(Cinematografo.it/Adnkronos) - Continua a far discutere Memorie di una Geisha, il film di Rob Marshall tratto dell'omonimo romanzo di Arthur Golden. Dopo le polemiche interne alla comunità nipponica negli Stati Uniti, è la Cina ora a reagire: il film, che sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche del paese il prossimo 19 febbraio e la cui campagna promozionale era in pieno svolgimento, è stato improvvisamente vietato. Il motivo è sempre lo stesso, anche se il punto di vista di chi contesta la pellicola è diverso: il ricorso ad un cast di attrici cinesi per interpretare il ruolo di geishe. Se in Giappone chi ha criticato Memorie di una Geisha lo ha fatto perché contesta la scelta di affidare la rappresentazione delle geishe, simboli della storia e cultura nipponica, a cittadini di altra nazionalità, in Cina il film non è piaciuto perché nella società cinese le geishe vengono considerate al pari di prostitute. Inoltre, il solo pensiero di vedere una donna cinese sottomessa ad un uomo giapponese ha fatto addirittura parlare di "disgrazia nazionale" e di mancanza di rispetto in memoria delle migliaia di cinesi  ridotte a fare da schiave ai militari giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. E resta una ferita aperta anche lo stupro ed il massacro di decine di migliaia di ragazze e donne nel dicembre 1937 nell'allora capitale della Cina, uno dei più brutali massacri della guerra, noto come lo "Stupro di Nanchino". Di fronte al rischio di nuove proteste antigiapponesi, le autorità di Pechino hanno dunque scelto di bloccare la diffusione del film. All'inizio del 2005 forti proteste antigiapponesi si svolsero in molte città della Cina, che accusa Tokyo di non riconoscere le atrocità commesse durante la guerra e di minimizzarle nei libri di storia.