(Cinematografo.it/Adnkronos) Sabina Guzzanti torna alla Mostra del Cinema di Venezia invitata nell'ambito delle giornate degli autori con il suo nuovo film Le ragioni dell'aragosta, un lavoro a metà tra realtà, fiction e mockumentary in cui riunisce dopo 15 anni, in un piccolo villaggio della Sardegna gli attori di Avanzi, il programma satirico culto andato in onda nei primi anni '90 su Raitre. Oltre alla regista-attrice ci sono Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari e Pierfrancesco Loche. Tutti nei panni di loro stessi. Il pretesto (una delle poche cose inventate di un film dove la regista non ha fornito sceneggiatura agli attori ma solo pochi input) è la decisione della Guzzanti di mettere su uno spettacolo per sostenere la causa dei pescatori di aragoste del paesino del cagliaritano Su Pallosu, in difficoltà per lo spopolamento del mare. Tra i pescatori c'è un ex operaio della fiat ed ex sindacalista, Gianni Usai che dopo aver passato quasi 20 anni nello stabilimento di Mirafiori ha deciso di tornare in Sardegna a fare il pescatore, per la delusione seguita alla marcia dei colletti bianchi che mise fine nell'80 ad una lunga stagione di scioperi. Intorno al lui e alla sua storia si alimenta l'entusiasmo del regista e degli attori nella preparazione dello spettacolo. Un entusiasmo che però scema rapidamente e lascia spazio a dubbi di ogni sorta.

Parallelamente alle riflessioni sull'impegno sociale, scorrono le vicende private e reali degli attori, tra scontri, crisi di pianto e sensi di inadeguatezza. "L'idea di questo film - ha spiegato la regista - nasce dai racconti di Francesca Reggiani e Pierfrancesco Loche (che nel film raccontano di aver avuto una breve relazione sentimentale, ndr) ma si è presto allargato ad altri temi. Prima di girare ho fatto delle lunghe interviste agli attori. E sulla base di queste interviste ho costruito una sceneggiatura che però non ho mai fatto leggere agli attori, ai quali ho dato solo indicazioni di massima e con breve anticipo". Nel film non mancano le accuse alla classe politica, al sistema televisivo ed anche alla carta stampata. E non è un caso che la Guzzanti recuperi, a 15 anni di distanza, l'esperienza di Avanzi: "Quello è un periodo abbastanza irripetibile. E le ragioni per cui non si può ripetere sono tutte politiche. Quello è stato l'unico momento di libertà per la tv italiana, perchè i nostri politici erano troppo impegnati a salvarsi da Tangentopoli per occuparsi della tv. Per questo risale a quel periodo la tv migliore". La regista rifiuta la lettura di chi vede nel racconto delle storie private dei protagonisti di Avanzi una fuga dalla politica: "Questo è un film molto politico - sottolinea - nasce dall'esperienza di Viva Zapatero! (il film in cui la regista denunciava lo stato della libertà di espressione in Italia) e dalle domande che il pubblico mi rivolgeva quando lo accompagnavo nelle sale: cosa possiamo fare? Arriverà un leader politico onesto che ci toglierà dai guai? Come si trova la fiducia in un progetto sulla realtà? E la morale di questo nuovo film è proprio un invito allo spettatore-cittadino a prendersi le sue responsabilità. A lavorare con fiducia, ad esserci anche per i pescatori sardi, a trovare insomma le ragioni per andare avanti".