"Il cinema alpinistico e di esplorazione è in via di estinzione: con L'abisso ho provato a rivitalizzarlo". Alessandro Anderloni porta a Gallio festival del cinema italiano opere prime un'impressionante e serrata discesa negli anfratti della Spluga della Preta, una grotta sprofondata sotto i pascoli dei Monti Lessini sulle Prealpi venete. Esplorata per la prima volta nel 1925, è stata considerata fino al 1953 l'abisso più profondo del mondo, protagonista di spedizioni tra le più esaltanti della speleologia mondiale. Anderloni, scrittore, autore e regista teatrale, ha impiegato oltre due anni di riprese, trenta discese nell'abisso e settanta speleologi per raccontare l'affascinante storia delle esplorazioni nella Spluga della Preta e mostare in video per la prima volta la Sala Nera, situata a oltre 800 metri di profondità". Nato da un soggetto del ventitreenne speleologo Francesco Sauro, a cui si devono le riprese a maggior profondità effettuate con una piccola palmare mini-dv, L'abisso è stato scritto dal regista, che ha pianificato su carta le tappe dell'esplorazione dal primo pozzo al fondo di uno degli abissi più difficili del mondo. E su questo fondo ci è arrivato anche Anderloni: "Dovevo farlo, si può raccontare solo ciò che si è sperimentato in prima persona, altrimenti sarei stato come uno di quei registi che affidano le camere agli alpinisti e attendono le riprese al campo-base". Premiato con il riconoscimento della stampa al Festival Montagna, Avventura ed Esplorazione di Trento e vincitore del Cervino Film Festival, L'abisso sa trascendere l'interesse di speleologi e alpinisti ed emozionare il grande pubblico, con una scrittura tesa ed emozionante e con riprese - quale l'inquadratura di un pipistrello a 800 metri di profondità - da brivido, effettuate con camere sempre più piccole al progressivo restringersi dei cunicoli e all'inasprirsi  delle condizioni ambientali. Suscettibile di implicazioni psicanalitiche, il film conserva echi nietzscheani: "E se tu guarderai a lungo un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te..." mettendo in cordata lo spettatore alla ricerca di un nuovo cinema di esplorazione. "Quello attuale - dice Anderloni - si divide stancamente tra success-story e cronache di tragedie, incapace di rinnovarsi, con L'abisso abbiamo dimostrato che si può e si deve andare oltre, per riguadagnare emozioni perdute".