Il regista James Foley è morto lo scorso 6 maggio a Los Angeles per un cancro al cervello. Aveva 71 anni.

Nato a New York il 28 dicembre 1953, durante gli anni universitari Foley conobbe il regista Hal Ashby, che apprezzò il suo film di diploma e lo esortò a scrivere qualcosa per la sua società di produzione. Nonostante il fallimento della società, la benedizione dell’autore di Harold e Maude garantì a Foley la possibilità di realizzare il dramma adolescenziale a basso budget Amare con rabbia (1984), interpretato da Aidan Quinn e Daryl Hannah.

Al successo dell’opera prima seguì il noir A distanza ravvicinata (1986), con Sean Penn e Christopher Walken, selezionato per il concorso della Berlinale. Nello stesso anno iniziò una collaborazione con la cantante Madonna, dirigendo i videoclip dei suoi brani Live to Tell, Papa Don’t Preach, True Blue, e dirigendola nel film Who’s That Girl (1987), un flop al botteghino americano. Nel 1990, scrisse e diresse Più tardi al buio, un adattamento del romanzo di Jim Thompson. Due anni dopo realizzò il cult Americani, tratto dalla pièce Glengarry Glen Ross di David Mamet e interpretato da un grande cast composto, tra gli altri, da Jack Lemmon, Al Pacino, Kevin Spacey, Alan Arkin e Alec Baldwin.

Tra gli altri suoi titoli, il thriller Paura (1993) con i giovanissimi Mark Wahlberg e Reese Witherspoon, la trasposizione da John Grisham L’ultimo appello (1996) con Gene Hackman, l’action The Corruptor – Indagine a Chinatown (1999), il film di truffe Confidence (2003) con Edward Burns, Rachel Weisz, Andy García e Dustin Hoffman.

Dopo aver diretto un episodio di Twin Peaks (1991), negli anni Dieci Foley tornò a lavorare per la serialità girando dodici episodi di House of Cards (2013-2015) e due di Billions (2016), mentre al cinema ha ritrovato il successo commerciale grazie a Cinquanta sfumature di nero (2017) e Cinquanta sfumature di rosso (2018).