Nuovamente in concorso a Cannes dopo Summer (Leto), nuovamente, come allora (2018), impossibilitato a raggiungere la Croisette.

Le autorità russe proibiscono a Kirill Serebrennikov (in gara con Petrov’s Flu) di lasciare il paese, ma rispetto a 3 anni fa la situazione è “leggermente migliorata: non sono più agli arresti domiciliari, quando non potevo collegarmi neanche attraverso uno schermo. Ormai mi sono abituato però ad essere una persona Zoom”, dice il regista scherzando, collegato con la sala stampa del Festival attraverso un monitor.

Il film racconta l'ultimo giorno dell'anno nella vita di un fumettista e della sua famiglia nella Russia post-sovietica. Colpito da un'influenza, Petrov viene portato dal suo amico Igor in una lunga passeggiata, tra la fantasia e la realtà.

Basato sul romanzo di Aleksej Salnikov, Petrov’s Flu – lisergico e visionario, prossimamente nelle nostre sale con I Wonder – è però anche frutto delle molteplici influenze che contraddistinguono il lavoro del regista russo: “In primo luogo la musica, dalle sinfonie liriche a diverse cover, determinano la vera struttura narrativa del film”, la cui lavorazione è iniziata prima dello scoppio del Covid.

Petrov's Flu - cr. Hype Film
Petrov's Flu - cr. Hype Film
Petrov's Flu - cr. Hype Film
Petrov's Flu - cr. Hype Film

“Non potevamo prevederlo, certo vedendolo oggi è normale poter pensare ad una metafora della situazione, ma di certo non era voluto. Anche se tradizionalmente la letteratura russa ha sempre mescolato elementi del reale e dell’assurdo”, dice ancora Serebrennikov, che non fornisce un’interpretazione tranchant del suo film, imperniato però su un momento particolare dell’esistenza di ognuno, quello in cui ci si ritrova a cavallo di “un passato incompiuto e un futuro che speriamo sia migliore. In equilibrio tra la vita e la morte”.