Il duetto tra Margherita Buy e Silvio Orlando era uno degli appuntamenti più attesi della quinta kermesse capitolina, ormai una vera e propria tradizione nella sezione Extra, diretta da Mario Sesti dal 2006, che ha visto negli anni passati, sul palco dell'Auditorium, confronti tra Muccino e Tornatore, Servillo e Verdone, Bertolucci e Bellocchio.
Prima di iniziare l'incontro, Silvio Orlando si è fatto portavoce del comunicato stampa da parte dell'Assemblea unitaria dell'Audiovisivo italiano che motiva le ragioni della recente mobilitazione (quella dello slogan "Tutti a casa"). Piena solidarietà dunque da parte dell'Orlando e della Buy. Ma tornando al duetto attoriale, Silvio Orlando ricorda che "Quando ho partecipato al mio primo film con lei, io non ero nessuno e lei era già Margherita Buy. Il regista, Daniele Lucchetti, decise di farci baciare già alla nostra prima scena così per metterci a nostro agio, e Margherita dopo la scena si ritraeva con disgusto". E aggiunge: "Come essere umani, niente avrebbe potuto avvicinarci, lei ha studiato all'accademia, io sono un autodidatta. E invece è diventata l'attrice con cui ho girato più film".
"Silvio è un amico - risponde la Buy - È una persona che ti travolge per la sua intelligenza, sensibilità e sana cattiveria". In sala va in scena intanto il loro amarcord: la prima clip è da Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni (1999). Nella scena in questione la Buy parla di Dio e di amore, Orlando nel frattempo si addormenta. L'idea è stata di Margherita: "Mi piace spezzare la serietà con momenti ironici, quasi ridicoli", spiega.
Tocca poi a La Stazione di Sergio Rubini (1990), in cui l'attrice matura la capacità di esprimere uno stato d'animo con una sola espressione: "Non so spiegare questa mia caratteristica, fa parte di me. Mi piace più il non detto". Poi rivela una sua debolezza: "Penso sempre di non farcela prima di interpretare una parte, penso di non essere all'altezza, mi maledico ripetutamente di aver accettato la parte, soprattutto a teatro, preferirei morire pur di non entrare in scena". Orlando ci scherza su: “Si deve stare sempre lì a cercare di calmarla, di aiutarla, poi finisce che arrivi in scena, impreparato, sfiancato e distrutto, così lei fa una bella figura e tu no". Silvio Orlando si definisce un gregario nel suo modo di rapportarsi al film e al regista: "Sposo fino in fondo l'idea del regista che ritengo di straordinaria intelligenza. Io amo gli intellettuali, ma non mi ritengo tale, per questo non sarò mai un regista". poi commenta Il Portaborse di Daniele Lucchetti (1991): "Questo film mi ha fatto diventare un attore civile. Il primo è stato Nanni Moretti (con Palombella rossa del 1989) a darmi la possibilità di provarmi come attore non comico, da quel momento in poi la mia carriera si è protratta ben al di là delle mie aspettative". Non che il comico abbia minore sereità di un attore drammatico: "Il comico maschera i suoi disagi ma alla fine, svuotando la sua corazza esce fuori la sua più autentica essenza: tragica". La comicità è uno straordinario strumento di lavoro per Orlando, perché gli permette di far emergere in scena la sua natura di imbranato: "Io porto tutti i miei difetti in scena, sono la mia carta d'identità". L'ultima clip è quella de Il Caimano di Nanni Moretti (2006), una sequenza tragicomica che sintetizza in modo emblematico la loro arte espressiva al netto di parole e movimento. Lasciano il pubblico confessando il loro sogno nel cassetto: "Vorrei interpretare un thriller", è quello della Buy."Lavorare a una biografia della famiglia De Filippo, sul rapporto tra Peppino ed Eduardo", confessa Orlando. In fondo i due non sono poi così simili.