Ne Il ricatto di Eugenio Mira, protagonista è Elijah Wood nei panni di un famoso pianista che soffre di panico da palcoscenico: fobia che lo costringe lontano dalla scena per diversi anni. Quando il musicista torna a esibirsi, legge sul suo spartito un minaccioso messaggio: «Suona una nota sbagliata e morirai». L'uomo si ritrova così intrappolato in un concerto mortale, organizzato da un folle che lo costringe a suonare al massimo delle sue possibilità per salvare la sua stessa vita e quella di sua moglie.
In molti l'hanno definito uno “Speed al pianoforte” ma la suspense costante che caratterizza il film di Jan de Bont del 1994 è qui uno sbiadito ricordo. Il soggetto, suggestivo e originale, avrebbe potuto dare adito a una pellicola ad alta tensione ma la sceneggiatura, scritta da Damien Chazelle, non riesce a mantenere le ambiziose aspettative dei primi minuti.
Il gioco tra vittima e carnefice, tra il pianista e il persecutore (quest'ultimo interpretato da John Cusack), si fa man mano sempre più macchinoso e poco fluido. Eugenio Mira opta per un apparato visivo convenzionale, rischia (troppo) poco e la messinscena finisce per scadere in diversi cliché.
Wood si è allenato al pianoforte per mesi ma, forse proprio a causa dell'attenzione data al movimento delle mani, il suo viso resta impostato con la stessa espressione per tutta la durata del film.