"Papà, non sei obbligato ad amarmi". Joshua (l'esordiente Jacob Kogan) ha nove anni, gira ovunque indossando una camicia a maniche lunghe completamente abbottonata e non ha un capello fuori posto. Seriosità ed inquietante intelligenza contrastano con la superficialità dei giovani genitori, evidente emanazione della New York della media (e mediocre) borghesia. L'evento è lieto: è appena nata una sorellina. Trascorrono i giorni e mentre mamma Abby (Vera Farmiga, vista in The Departed) è sull'orlo di una crisi di nervi postparto, papà Brad (Sam Rockwell) si divide tra la gestione di un lavoro in crisi e di una famiglia in rotta verso il caos. Complice il comportamento ambiguo del piccolo Joshua, sempre più strano e compassato. L'entropia distruttiva dell'ordine quotidiano diventa il risultato di un meccanismo psicologico interamente manovrato dal bambino, autentico "evil boy". Thriller-horror di discrete scrittura e fattura, orientato "al disturbo" dell'intimità famigliare, Joshua (in concorso) è l'opera prima del 39 texano George Ratcliff, già apprezzata al Sundance Film Festival dove ha vinto per la miglior fotografia. Inevitabili gli accostamenti a pellicole come Shining, Omen e L'esorcista, come pure Rosemary's Baby, ma, a tale proposito, il regista tiene a sottolineare quanto "in Joshua era mia ferma intenzione evitare ogni contatto con il soprannaturale, perché l'orrore nasce solo dal dramma psicologico di un bambino super-dotato dal cui controllo è impossibile sfuggire". E, a quanto pare, lo stesso Ratcliff si è spaventato quando gli fu proposto il soggetto da cui stendere la sceneggiatura: "Ero appena diventato padre e mi ero subito accordo, osservando il mio neonato, quanto fosse già una personcina dal carattere ben delineato: in realtà noi genitori ci illudiamo di controllare i nostri figli. Per questo temevo di scrivere e girare questo film, poi invece ho capito che dovevo farlo". Il film uscirà il 12 ottobre per la 20th Century Fox.