"Le burrascose avventure di Giovannino Guareschi nel mondo del cinema" è il titolo di una mostra che la Cineteca di Bologna dedica al versatile uomo di cultura. E la scelta del 2008 non è casuale: oltre al centenario della nascita, festeggiato il 1° maggio, ricorrono i 60 anni dalla pubblicazione del libro "Don Camillo" e i 40 dalla morte, avvenuta il 22 luglio del 1968, l'anno della contestazione. Coincidenza curiosa per un vignettista e scrittore satirico come lui.
In programma per "Il Cinema Ritrovato" anche le pellicole ispirate ai suoi personaggi, che continuano a riscuotere largo consenso popolare. I vari Don Camillo, dal primo omonimo film del 1952, diretto da Julien Duvivier a Don Camillo monsignore ma non troppo (1965) di Luigi Comencini. Opere cui Guareschi stesso ha collaborato più di una volta, in veste di sceneggiatore. E se stilisticamente i lungometraggi non sempre raggiungono risultati elevati, di certo non si può negare possiedano una forte aderenza con la realtà storica e locale dell'epoca, fino a diventarne una rappresentazione speculare.
Valore aggiunto, i protagonisti, assurti col tempo al grado di icone: Gino Cervi/Peppone e Fernandel/don Camillo. Strano ma vero, in principio il francese suscitò in Guareschi qualche riserva: "Cervi corrisponde esattamente al mio Peppone - affermava - Fernandel non ha la minima somiglianza col mio don Camillo. Però è talmente bravo che ha soffiato il posto al mio pretone". Ma il rapporto col cinema di Giovannino Guareschi, grazie ad altri film tratti da suoi romanzi, non si esaurì con la serie ambientata a Brescello. Fra i titoli proiettati a Bologna troviamo Gente così, Ho scelto l'amore e Vogliamoci bene!. Lui stesso, nel 1963, passò alla regia con La rabbia, in collaborazione con Pasolini. Due distinti capitoli contrapposti, a base di immagini di repertorio, per una rilettura polemica e politica della storia contemporanea. Un film che ebbe scarso successo e divenne ben presto invisibile.