Francesco Prisco, classe 1976, ha scritto e diretto sia spot pubblicitari che cortometraggi, ottenendo candidature e premi a Nastri d'argento e David di Donatello. Arriva ora all'opera prima, Nottetempo (in sala con VIDEA in 20 copie a partire dal 3 aprile). Nella presentazione alla stampa, il regista dice subito che “si è trattato di un'esperienza faticosa e entusiasmante. E' un film piccolo e insieme molto coraggioso. Se proprio bisogna definirlo, una cosa è certa: non è una commedia, non rientra tra i canoni espressivi fin troppo frequenti nel cinema italiano. Io stesso ero per primo indeciso su come sviluppare le storie nella sceneggiatura. E'un fatto istintivo: tutti i personaggi sono insoddisfatti, poco appagati, e in questo mi somigliano molto”. Il copione traccia una linea on the road da Napoli a Bolzano: un percorso reale perché girato tutto dal vivo, eppure visitato da frequenti incursioni di presenze sognate, di proiezioni oniriche.
Giorgio Pasotti è Matteo, poliziotto e giocatore di rugby che arriva per primo sul luogo dove un pulmann di linea è uscito di strada, prende fuoco ed esplode. Matteo insegue il proprio passato fatto di un figlio e di una mamma abbandonate a Bolzano nove anni prima. “Questo personaggio – dice- è per me una sorta di liberazione. Faccio un cattivo come finora non mi era capitato. Uno che gioca a rugby: e qui mi sono allenato intensamente perché volevo arrivare a dare un'immagine veritiera di azione e movimenti, un rugby autentico, non posticcio. Considero questo film un felice esordio nel contesto del cinema italiano attuale, anche per quegli incisivi tocchi d'autore pensati da Prisco”.
Se Gianfelice Imparato (Enrico, un cabarettista in crisi, su quel pullman c'era Giada, la donna che stava per dargli un figlio)) invita a non chiudere il film nel recinto del noir ma a considerarne le vicende umane; e Valeria Milillo (è Giada, un ruolo che torna più volte nelle fasi del racconto)) sottolinea di esser rimasta legata ad un sentimento di apprensione e di tensione per la scena iniziale che la vede protagonista, Prisco precisa che”il film è stato girato in 5 settimane ed è stata una mia scelta quella in certi passaggi di lasciare andare il flusso delle emozioni senza insistere troppo su dettagli e spiegazioni”.
Conclude ancora Pasotti: “E' stato difficile reggere tutto il personaggio, coraggioso farmi fare il cattivo e dargli la giusta credibilità. Matteo ha prepotenza e egoismo che non mi appartengono. Del resto in Italia quando si interpreta un ‘cattivo', si corre il rischio critico di essere denigrati o presi poco sul serio. Ma io faccio l'attore e credo che un attore debba soprattutto allontanarsi da se stesso. Non sono un denigratore della commedia, le ho fatte e continuerò a farle ma il cinema non finisce lì. Aggiungo per noi attori è bellissimo lavorare nelle opere prime. Ci si confronta con ritmi che fanno nascere storie impreviste “.