"Tutte le culture e le identità vanno accettate e comprese, ma la maggioranza degli italiani non mi pare sia d'accordo. E pensare che abbiamo impestato il mondo, esportato non solo cultura ma anche tante cose mercificabili: e il nostro governo non vuole cambiare rotta, anzi". J'accuse firmato Ennio Fantastichini, interprete con Paolo Briguglia e Ahmed Hafiene de La cosa giusta di Marco Campogiani, fuori concorso al 27° Festival di Torino e dal 27 novembre (il 23 a Torino) nelle nostre sale con Cinecittà Luce.
Protagonisti il giovane Eugenio (Briguglia) e l'esperto Duccio (Fantastichini), due poliziotti sulle tracce del presunto terrorista Khalid (Hafiene), il film "ha degli elementi paradossali e ironici in una vicenda molto dura, ispirata a fatti reali", dice Campogiani, che precisa: "Non ho voluto inquadrare il rapporto tra noi e l'altro, che presuppone un'integrazione senza senso, ma l'incontro a geometria variabile di tre persone diverse. Sullo sfondo dell'amicizia e dunque anche del tradimento, conosciamo l'esperienza di Duccio, l'integrità di Eugenio e l'imperturbabilità ironica di Khalid, un personaggio socratico".
"Non i pregiudizi, ma la verità dei fatti - se sia un terrorista o meno - che oggi sui mass media è molto difficile da capire per run cittadino", aggiunge Briguglia, mentre Hafiene, a Torino anche con La straniera di Marco Turco, sottolinea come "pur di cultura francofona, in Italia a differenza che Oltralpe non mi sono mai sentito spaesato" e definisce il suo Khalid "uno spaventapasseri, che fa paura a due aquile come i poliziotti: è un prodotto della strumentalizzazione, quando dovrebbe essere considerato unicamente un essere umano".
In conclusione, Fantastichini stigmatizza il "grande fango in cui ci troviamo: una subcultura devastante fa sì che la società sia dominata da cose poco importanti", con Briguglia a rincarare la dose: "Siamo caduti così in basso che ora si può solo migliorare. Manca una visione collettiva, e da giovane attore ci si sente ancor più spaesati".