(Cinematografo.it/Adnkronos)- L'attore e regista francese Jean-Claude Brialy, protagonista principe del cinema della Nouvelle Vague, dandy dalla movimentata vita mondana, è morto ieri sera nella sua casa di Parigi, dopo una lunga malattia, all'età di 74 anni. E' stato diretto dai più noti registi francesi e italiani del secondo dopoguerra: Claude Chabrol, Jean-Luc Godard, Eric Rohmer, Roger Vadim, Francois Truffaut, Julien Duvivier, Philippe de Broca, Bertrand Tavernier, Mauro Bolognini, Florestano Vancini, Alberto Lattuada e Ettore Scola. Ha recitato anche per Luis Bunuel nel Fantasma della libertà (1974), nel Tredicesimo uomo (1967) di Costa Gavras e nel Mostro (1994) di Roberto Benigni.
Nato il 30 marzo 1933 ad Aumale, in Algeria, Jean-Claude Brialy fu lanciato dal regista Chabrol che lo volle nel suo primo film, Le beau Serge (1958). Il successo, insieme a quello di Chabrol, giunse tuttavia alcuni mesi dopo con il secondo film del regista, I cugini, in cui si precisò la personalità di Brialy come parigino cinico e aggressivo. Regista, attore di teatro e sceneggiatore, Brialy ha girato oltre 150 film diventando una delle più prolifiche figure del cinema francese. Alcuni di questi film hanno lasciato il segno, come La Donna è donna (1961) di Godard, Caccia al maschio (1964) di Edouard Molinaro, Il piacere e l'amore (1964) di Vadim, La sposa in nero (1967) di Truffaut e Sarà perché ti amo? (1985) di Claude Miller. Iniziò la carriera con brevi apparizioni in Eliana e gli uomini (1956) di Jean Renoir, Ascensore per il patibolo (1957) e Gli amanti (1958) di Louis Malle. Brialy è comparso, tra i numerosi film, anche ne I Quattrocento colpi (1959) di Truffaut, La dolce età (1959) di Pierre Kast, Il ginocchio di Claire (1970) di Rohmer, Agenzia matrimoniale (1978) di Claude Lelouch, Al diavolo la morte (1990) di Claire Denis. Negli anni Sessanta l'attore francese fu spesso diretto da registi italiani in film molto popolari: da La banda Casaroli (1962) di Vancini a La mandragola (1965) di Lattuada, da Operazione San Pietro (1967) di Lucio Fulci. In seguito è apparso in Una stagione all'inferno (1971) di Nelo Risi, Il mondo nuovo (1982) di Scola e C'era un castello con quaranta cani (1989) di Duccio Tessari.