“Non credo di meritarmi questo premio, ma sono molto onorato di riceverlo”, commenta Kaurismäki alla consegna del Gran Premio Torino del 29° TFF, avvenuta stamani dopo la clamorosa assenza di ieri sera all'inaugurazione al Teatro Regio.
Birra alla mano e sigaretta elettrica - “Che non vale quella che mi fumo al mattino dopo il caffè, ma per un 50% funziona!” - il regista di Leningrad Cowboys go America (1989) e de L'uomo senza passato (2002), si presenta alla nutrita schiera di giornalisti e fotografi.
Inevitabile chiedere il perché di qusta assenza, dovuta secondo voci di corridoio, alla poca stima di Kaurismäki nei confronti di Penelope Cruz, che gli avrebbe consegnato il premio.
“Non dovreste credere ai rumors”, risponde subito tra il serio e il faceto, per poi aggiungere una delle sue classiche freddure all'indirizzo dell'attrice spagnola: “Ma di certo posso aggiungere che c'è differenza tra alcuni tipi di attrici e altri”.
Ma l'antipatia del finlandese per tutto ciò che di glamour circonda il Cinema è ben nota e Kaurismäki non ne fa segreto, come quando chiede con tono divertito al pubblico: “Sapete perché il red carpet è rosso? Perché così non occorre smacchiarlo dal sangue tutti i giorni!”
Parlando di cinema, Kaurismäki presenta in anteprima al TFF il suo Le Havre, già vincitore del Fipresci a Cannes 2011 e talmente apprezzato da rivaleggiare sino all'ultimo con il vincitore della palma The Tree of Life di Terrence Malick. Ma da dove nasce l'idea di girare un film sui profughi? “Sono sempre molto colpito da come i Paesi europei trattino senza umanità questo argomento; Grecia, Italia e Spagna si sobbarcano questo peso per tutto il resto dell'Europa. Continuavo a pensare a questo tema, ma non trovavo lo spunto per il film. Un giorno, in Portogallo, ho incontrato un lustrascarpe che non aveva neppure un cliente. Era lui il mio protagonista! Allora sono andato a casa, mi son cambiato le scarpe e son tornato da lui per farmele lucidare. Per ringraziarlo gli ho dato 20 euro anziché 3!”
A fine incontro Kaurismäki s'infila il premio nella giacca e poi domanda: “Adesso non è che lo rivolete indietro, vero?”.