Melancholia di Lars von Trier e' il miglior film europeo del 2011, a Susanne Bier (In a Better World) il premio alla regia, Colin Firth (The King'S Speech) e Tilda Swinton (We Nee to Talk About Kevin) sono rispettivamente miglior attore e attrice protagonista. E' questo il verdetto della 24ma edizione degli EFA - European Film Awards - andati di scena ieri sera a Berlino nella lunga, a tratti divertente (merito soprattutto della verve della conduttrice, la star televisiva di casa: Anke Engelke), cerimonia di gala vista, come ricorda con orgoglio il Presidente dell'Academy Wim Wenders, "da quasi un centinaio di paesi, tra Tv e internet". Non sappiamo se l'Italia fosse tra questi, certo e' che il pubblico di casa nostra avrebbe trovato ben pochi motivi di soddisfazione dall'andamento della gara, dalla quale eravamo praticamente esclusi fin dal principio. Anche se un piccolo risarcimento e' stato il premio speciale inventato ex abrupto per l'immenso Michel Piccoli: candidato tra gli interpreti per Habemus Papam non ha vinto nella sua categoria, ma è stato convocato all'ultimo momento per prendersi una meritata standing ovation e un riconoscimento che non era stato nemmeno annunciato. E' proprio Piccoli a citare uno dei grandi esclusi italiani, quel "Nanni Moretti con cui sono arrabbiato per non avermi accompagnato qui stasera, ma al quale continuo a volere un gran bene", ha detto l'attore premiato da Bruno Ganz e Volker Schlöndorff. Ma a pesare piu' e' l'assenza di tre dei principali premiati: Lars von Trier, come avevamo anticipato, non si e' presentato, e ha mandato come ambasciatore la moglie che ha ricordato come al suo Lars "sia passata la voglia di fare dichiarazioni in pubblico". Piu' inattese le assenze dei due interpreti vincitori, Firth (ha ritirato l'Efa per lui il regista di The King's Speech, Tom Hooper) e la Swinton, non pervenuti al cospetto di altri candidati che alla cerimonia erano invece presenti. Faceva impressione vedere Jean Dujardin (The Artist), Mikael Persbrandt (In a Better World), lo stesso Piccoli (Habemus Papam) e Andre' Wilms (Le Havre), rimanere seduti al loro posto mentre veniva annunciato il nome dell'unico attore che alla premiazione non c'era. D'altra parte, se e' vero che i premi non si danno sulla base del gettone di presenza, e' pur vero che gli Oscar europei, in cerca ancora di una forte legittimazione internazionale, avrebbero bisogno come il pane del sostegno e della visibilita' delle sue star.Per il resto, da segnalare una certa attenzione a non scontentare nessuno (o quasi) nella distribuzione dei riconoscimenti. Così i Dardenne hanno avuto l'Efa alla sceneggiatura, la Spagna rimasta a bocca asciuta con Almodovar si e' rifatta con il premio al film d'animazione (Chico & Rita, di Fernando Trueba, Javier Mariscal, Tono Errando), la Germania ha festeggiato Wenders (Pina 3D e' stato il miglior documentario), la Francia ha avuto la standing ovation per Piccoli e l'Oscar per le musiche (a Ludovic Bource di The Artist), e l'Italia il premio al corto di Terry Gilliam, The Wholle Family, con Pulcinella tra i protagonsiti e la Pasta Garofalo tra i produttori. Le soddisfazioni piu' grandi se le prende però il Nord Europa: non solo perche' Melancholia (Film, fotografia e scenografia) e The King'S Speech (attore protagonista, montaggio, pubblico) portano a casa tre statuette a testa, ma per i premi alla carriera a Stephen Frears ("Mi premiano come regista europeo, ma io sono inglese", ha detto con humour tipicamente britannico) e Mads Mikkelsen. Proviene dal Nord anche il film-rivelazione del FIPRESCI, l'olandese Oxygen di Hans Van Nuffel. Gli unici a restare a bocca asciutta, nonostante le tante candidature, sono stati Aki Kaurismaki e Bela Tarr. L'accorto esercizio di equilibrio qualcuno doveva pur sacrificare.