Cambia tutto il regista rivelazione di Vodka Lemon. Dopo il folgorante esordio del 2003, con cui strappa il Premio San Marco alla Mostra del Cinema, il curdo-iracheno Hiner Saleem si lascia alle spalle il meno riuscito Kilometre Zero e punta sull'intimismo. Protagonista del suo nuovo film, in concorso al festival di Locarno, è la solitudine nei suoi aspetti più degradanti: "L'ispirazione per Sous les toits de Paris - racconta - viene da un episodio che risale a qualche anno fa. Vivevo in un appartamento sotto un tetto parigino: c'era un vecchio, malato e sempre solo, che andava in bagno trascinandosi carponi. Ogni tanto lo vedevo uscire con un'amica anziana oppure andare in piscina con un amico. È in pratica il protagonista del mio film". Saleem nega l'intento di una denuncia esplicita, ma ammette il problema del degrado a cui sono condannati gli anziani, anche nelle più moderne capitali dell'Occidente: "A Parigi questi casi umani sono molto frequenti. Anni fa ci fu un'estate straordinariamente calda e molti anziani morirono, perché abbandonati dalle famiglie in vacanza. Cose che non accadono neppure in Kurdistan, dove le temperature medie arrivano a 50 gradi". Grande soddisfazione il regista la esprime poi per l'interprete di eccezione di Sous les toits de Paris: "Sono stato onorato di poter lavorare con un grandissimo come Piccoli. Uno che per non perdere la concentrazione continuava a tenere lo sguardo del personaggio anche fuori dai ciak ". Prossimo impegno sarà per Saleem il montaggio del nuovo film, di cui ha appena terminato le riprese in Germania: "L'ho girato a Berlino con la comunità curda e si intitola Dopo la caduta. Non del Muro - specifica però sorridendo - bensì di Saddam Hussein. È un film molto intenso e violento".