“Il film finito non mi appartiene più. In realtà non affronto vere e proprie pause di lavoro, le idee circolano e alla fine qualcuna diventa film”.
L'edizione XXXIII della rassegna Primo piano sull'Autore (1-6 dicembre) dedicata quest'anno a Giuseppe Tornatore si è conclusa ad Assisi, e l'ospite ha raccolto gli ultimi, meritati applausi.
Reduce dal successo de La migliore offerta (2012), il regista di Bagheria ha parlato volentieri del suo fare cinema, ma è rimasto reticente circa le notizie sul suo prossimo film. Del quale si conosce il titolo (The Correspondence), il protagonista (forse Jeremy Irons), ma ben poco altro. Chiamato direttamente in causa, si schernisce con gentilezza, ritenendo poco opportuno parlare di qualcosa che è ancora in una fase preliminare.   Scandita dalla proiezione di tutti i suoi lungometraggi (a partire da Il camorrista. esordio nel 1986), da un incontro con gli studenti del comprensorio dell'università di Assisi, da un convegno di studi svoltosi nella Sala della Conciliazione del Palazzo del Comune, la rassegna ha permesso di mettere a fuoco un regista dalla personalità forte e lucida, capace di rivolgersi al cinema come luogo di indagine sulla realtà e di infinite possibilità creative. Un po' per forza, un po' per necessità, molto ha continuato a ruotare intorno all'evento centrale del Premio Oscar, vinto nel 1989 per Nuovo cinema paradiso. Con vigore Tornatore ha voluto smentire ancora che la travagliata vicenda del film (insuccesso all'inizio e trionfo in seguito) si sbloccò grazie alla costanza e alla tenacia del produttore Franco Cristaldi. E che non esistono, come qualcuno dice, sei finali del film.   Di Tornatore hanno parlato, sotto vari aspetti, Giampiero Brunetta, Valerio Caprara, Jean Gili, Ernesto G. Laura, Walter Veltroni, e molti altri. Interventi certo interessanti, in grado di cominciare a costruire un'immagine articolata e sfaccettata di un cineasta autore finora di solo 11 titoli, oltre a qualche corto. E' emersa come tratto comune la capacità di costruire un cinema di respiro internazionale, affidato a storie non convenzionali tra generi, sentimenti, metafora. Margareth Madè, Francesco Scianna, Marco Leonardi, Agnese Nano sono intervenuti a testimoniare il rapporto attori/regista, difficoltà, fatiche, incomprensioni. Ed Ennio Morricone ha ricordato le linee rilevanti sulle quali è nato e prosegue il rapporto tra loro finalizzato alla colonna sonora (“un punto di rottura per me con le musiche del passato e un inizio per nuove esperienze”).   La serata si è conclusa con la consegna dei tradizionali premi “Domenico Meccoli- Scrivere di cinema” che segnalano chi si è particolarmente distinto nella critica e nelle professione intorno a dentro il cinema. Ha colpito la capacità affabulatoria del regista di raccontare, riferire, rivelare, prendersi sul serio e divertirsi che ha accompagnato la sua presenza durante i lavori. Con misura, serietà, profondità di osservazioni. Una bella edizione della Rassegna portata avanti sempre al meglio dal direttore artistico Franco Mariotti.