L'amore ritorna

ITALIA 2004
Luca, un attore quarantenne all'apice della carriera, viene ricoverato d'urgenza per un'emorragia polmonare. La malattia si rivelerà il mezzo attraverso cui ritrovare le sue radici, il rapporto con i suoi genitori e con gli amici veri così come lo renderà consapevole dell'egoismo e dell'indifferenza proprie di quello che per anni è stato il suo mondo...
SCHEDA FILM

Regia: Sergio Rubini

Attori: Fabrizio Bentivoglio - Luca Florio, Sergio Rubini - Giacomo, Margherita Buy - Silvia, Giovanna Mezzogiorno - Lena, Eros Pagni - Professor Mangiacane, Antonio Prisco - Picchio, Giorgio Barberio Corsetti - Stefano Lori, Emanuela Macchiniz - Clara, Antonello Fassari - Sergio, Alberto Rubini - Mario, padre di Luca, Giorgia Pranzo - Sisina, Dina Valente - La madre di Luca, Darío Grandinetti - Daniele, Simona Marchini - Flora, Michele Placido - Dottor Bianco, Mariangela Melato - Federica Strozzi, Bob Messini - Dottor Panino, Umberto Orsini - Primario

Soggetto: Domenico Starnone, Sergio Rubini

Sceneggiatura: Domenico Starnone, Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi

Fotografia: Paolo Carnera

Musiche: Ivan Iusco, Pierluigi Ferrandini

Montaggio: Massimo Fiocchi

Scenografia: Luca Gobbi

Costumi: Florence Emir, Patrizia Chericoni

Effetti: Proxima Srl

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Produzione: DONATELLA BOTTI PER BIANCAFILM, WARNER BROS.

Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA

Data uscita: 2004-03-19

NOTE
- NASTRO D'ARGENTO 2005 A GIOVANNA MEZZOGIORNO COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA.

- GIOVANNA MEZZOGIORNO E' STATA CANDIDATA AL DAVID DI DONATELLO 2005 COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA. IL FILM HA RICEVUTO ANCHE LA CANDIDATURA PER I MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI.
CRITICA
"'L'amore ritorna' è un film affascinante che conferma l'assioma per cui la malattia che non ammazza migliora. Da questa variazione sul tema di '8 ½', con il personaggio io accompagnato da tutte le presenze della sua cerchia, il protagonista esce consapevole che "la malattia non è un'interruzione dell'esistenza, ne fa parte'' e che bisogna rispettare le ragioni degli altri. Incluse le compagne che hanno mollato l'egocentrico cineasta, prima Margherita Buy e poi Giovanna Mezzogiorno in gara di bravura. Bisognerebbe però elogiare gli interpreti in blocco: dalla Melato a Placido, da Eros Pagni al padre di Rubini, Mario, che sullo schermo caratterizza in modo delizioso il padre di Bentivoglio. E' quest'ultimo, ovviamente, il dominatore della situazione, con una partecipazione che riesce a sposare talento e verità." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 20 marzo 2004)

"Zitto zitto, piano piano, Sergio Rubini si va ritagliando uno spazio tutto suo nel nostro cinema sempre più normalizzato. Ed è uno spazio avventuroso, irregolare, felicemente caotico, com'è nell'indole di questo attore-regista che con 'L'amore ritorna' riprende ed approfondisce la personalissima mescolanza di elementi già presenti in 'Tutto l'amore che c'è' e ne 'L'anima gemella'. Sud, magia, autobiografia; e cinema, famiglia, memoria. Tutto serve a comporre questo (apparente) autoritratto che in realtà abbandona spesso il protagonista per seguire i personaggi di contorno con una capacità d'invenzione e una verità d'accenti non comuni. Ed ecco l'arrivo del padre alla stazione con le sue poesie sottobraccio; ecco la fuga in barella nelle strade trafficate di Milano, sotto la guida danzante della cugina; e poi le discussioni con una Buy sempre più brava, il barone dispotico e flautato (Eros Pagni), l'assistente di Bentivoglio segretamente innamorato di lui (Antonio Prisco). I puristi storceranno il naso per come Rubini mescola generi e registri, ieri e oggi, magico e quotidiano. Ma proprio in questa capacità di fondere, sporcare, inventare, sta forse il segreto del film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 19 marzo 2004)

"Non c'è dubbio, Rubini lo deve sapere e non può meravigliarsi se viene notato e diventa materia giornalistica e critica: ha fatto un film sovraesposto, smodato, spudorato. Dove si è messo in scena, scopertamente autobiografico. (...) Se ci fosse un'ombra di equivoco: questo film ci è piaciuto molto. E' denso, vitale e contagiosamente autentico proprio perché straripante, senza freni. E bene ha fatto il restia a contenere la sottolineatura del 'cinema nel cinema', avrebbe mortificato la generosità di emozioni: è nelle cose che questo sia il racconto di come Rubini ha risolto i propri sospesi raccontandoli, senza spiegarlo. Partecipazione - vero cammeo - di Michele Placido, in camice bianco, da applauso a scena aperta." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 20 marzo 2004)