Napoli Napoli Napoli

ITALIA 2009
Dopo una serie di interviste realizzate nel carcere femminile di Pozzuoli, Ferrara, colpito dalle dichiarazioni fatalistiche delle detenute, ha innestato sulle loro storie di vita tre diverse narrazioni, scritte con tre diversi sceneggiatori. Di Vaio ha rielaborato la sua esperienza personale di detenuto, Braucci ha costruito una storia di crescita che passa attraverso un battesimo di sangue, Lanzetta ha composto un dramma familiare in cui si alternano violenza, speranza e vendetta.
SCHEDA FILM

Regia: Abel Ferrara

Attori: Luca Lionello - Sebastiano, Salvatore Ruocco - Franco, Benedetto Sicca - Carmine, Salvatore Striano - Gennaro, Ernesto Mahieux - Celestino, Shanyn Leigh - Lucia, Peppe Lanzetta - Padre di Lucia, Anita Pallenberg - Madre Di Lucia, Giovanni Capalbo - Tic Tac, Luigi Maria Burruano - Comandante, Fabio Gargano - Ciccio

Soggetto: Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci, Gaetano Di Vaio, Abel Ferrara

Sceneggiatura: Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci, Gaetano Di Vaio, Abel Ferrara, Maria Grazia Capaldo

Fotografia: Alessandro Abate

Musiche: Francis Kuipers

Montaggio: Fabio Nunziata

Scenografia: Frank DeCurtis

Costumi: Daniela Salernitano

Durata: 102

Colore: C

Genere: DOCUFICTION

Produzione: MPIER FRANCESCO AIELLO, ASSIMO CORTESI, GIANLUCA CURTI, GAETANO DI VAIO, LUCA LIGUORI PER FIGLI DEL BRONX, MINERVA PRODUCTION & MARKETING, P.F.A. FILMS

Distribuzione: P.F.A. FILMS, MINERVA PICTURES GROUP

NOTE
- SARA' PRESENTATO AL FESTIVAL DI TORONTO 2009.

- FUORI CONCORSO ALLA 66MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2009).
CRITICA
Dalle note di regia: "il film è nato dalla collaborazione con Gaetano Di Vaio, che ha fondato l'associazione 'Figli del Bronx' dopo aver conosciuto direttamente il carcere di Napoli. Non è un film convenzionale, ma il racconto di una città complessa, dalle mille facce. Nasce dal mio cuore, dal mio sangue. Si chiama 'Napoli Napoli Napoli', ma potrebbe essere 'New York New York New York': lo schermo è lo specchio della mia anima, le zone oscure sono le mie."

"Parlando di 'Napoli Napoli Napoli' Abel Ferrara scrive che il titolo poteva essere 'New York New York New York' o 'Detroit Detroit Detroit' per le similitudini tra i paesaggi urbani del nostro secolo. 'Napoli Napoli Napoli' inietta nei panorami della città partenopea colori e sentimenti che ne neutralizzano l'effetto cartolina caratteristica rendendo interni e esterni, luce e orizzonti sostanza del presente. Non c'è nulla di esotico nello sguardo di questo americano che conosce bene l'Italia, dove ha vissuto a lungo, e nel viaggio si affida a guide interne come Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci, Gaetano di Vaio, insieme a lui firmano il soggetto, alle musiche di un altro emigrante come Francis Kuipers e al montaggio di Fabio Nunziata. Muri e corridoi potrebbero essere quelli del Chelsea Hotel quando non era resort di lusso, o del Bronx. Nessun effetto shock però né ricerca di sensazioni «forti». Definire 'Napoli Napoli Napoli' è complicato, non è un documentario, pure se la sua parte migliore è quella «documentaristica» e non è una fiction. Diciamo che i piani si sovrappongono, ciò che li rende coerenti è il racconto molteplice della città." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 09 settembre 2009)

"'Napoli Napoli, Napoli' di Abel Ferrara, fuori concorso, è un docufilm sulla città, classico, corretto, condotto attraverso interviste, che non dice nulla più di quanto già sappiamo e dice molto meno dì 'Gomorra'. Neppure sembra diretto o girato da Ferrara. Però un'originalità c'è: le ragazze e donne intervistate accanto al sindaco Rosa Russo Iervolino sono detenute del carcere femminile di Pozzuoli; gli uomini sono ricoverati dell'ospedale psichiatrico di Aversa; il regista compare spesso (anche da chitarrista) come chi voglia fornire un marchio di garanzia." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 09 settembre 2009)

" 'Napoli Napoli Napoli' di Abel Ferrara (...) rovina una serie di belissime interviste alle detenute del carcere femminile di Pozzuoli con inutili inserti di fiction." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 settembre 2009)