Mary Reilly

USA 1996
Assunta come cameriera dal ricco e cortese dottor Henry Jekyll, la giovane Mary Reilly si sente al sicuro. Solerte e disponibile, cerca di accontentare le richieste del padrone e si fa benvolere dai colleghi, sopportando le asprezze dello scorbutico maggiordomo-capo Poole. Jekyll è attratto dalla sua innocenza e dalla sua integrità, mentre lei, che lo ammira in segreto, non oserebbe però dar corpo ai suoi sogni. Jekyll, che si chiude sempre più spesso nel suo laboratorio per misteriosi esperimenti, incarica la servitù di attendere alle necessità del suo assistente, mister Edward Hyde, la cui misteriosa presenza notturna turba i sonni di Mary. La giovane viene talora incaricata da Jekyll di portare una lettera al bordello della signora Farraday, che una sera le mostra lo scempio compiuto da Hyde ai danni di una ragazza. Frattanto Mary confida a Jekill l'origine delle sue misteriose cicatrici: il padre alcolizzato l'ha chiusa, da bambina, in uno sgabuzzino con un topo. Ma Hyde sa della cosa e Mary si lamenta del segreto violato con Jekyll, il quale trova continue scuse per depistarla quando vede Hyde malmenare una bimba e Jekyll pagare i genitori furenti, o si vede, dopo essere stata al funerale della madre, abbracciare e baciare dal mostro che ha appena assassinato un deputato frequentatore del bordello. Poi il carattere e la salute di Jekyll peggiorano: invano chiede a Poole di procurargli i composti dell'infernale pozione che lo trasforma nel cinico Hyde. Henry confessa a Mary la verità e la lacerazione tra amore e paura lo spingono ad uccidersi. In un'ultima lotta le due personalità si sovrappongono fino a liberare un esangue Jekyll che muore tra le braccia di Mary.
SCHEDA FILM

Regia: Stephen Frears

Attori: Robbi Stevens - Prostituta Dalla Farraday, Wendy Nottingham - Madre Della Ragazza Che Grida, Moya Brady - Giovane donna, Ellie Crockett - Prostituta Dalla Farraday, Richard Leaf - Padre Della Ragazza Che Grida, Linda Bassett - Madre di Mary, John Malkovich - Dr. Jekyll/Mister Hyde, Michael Gambon - Padre Di Mary, Kathy Staff - Signora Kent, Glenn Close - Signora Farraday, Michael Sheen - Bradshaw, Bronagh Gallagher - Annie, Henry Goodman - Haffinger, Ciarán Hinds - Sir Danvers Carew, Sasha Hanau - Mary Da Piccola, Julia Roberts - Mary Reilly, Emma Griffiths Malin - Giovane Prostituta, Tim Barlow - Vicario, Isabella Marsh - Ragazza Che Grida, Stephen Boxer - Ispettore, Bob Mason - Poliziotto, David Ross - Medico, George Cole - Signor Poole, il maggiordomo

Sceneggiatura: Christopher Hampton

Fotografia: Philippe Rousselot

Musiche: George Fenton

Montaggio: Lesley Walker

Scenografia: Stuart Craig

Costumi: Consolata Boyle

Durata: 118

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: tratto dal racconto di Valerie Martin

Produzione: NED TANEN, NANCY GRAHAM TANEN, NORMA HEYMAN PER SONY PICTURES CLASSICS - TRISTAR PICTURES

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1996.
CRITICA
"Il film ha avuto molte traversie, ma il risultato è bello. Il laboratorio delle mutazioni è al centro d'una scenografia simile a un teatro anatomico o a una protofabbrica, evocazione della scienza medica e del progresso industriale, miti fine-Ottocento. Il bordello governato da Glenn Close, con la sua stanza insanguinata per via della ragazza straziata da Hyde - come da un cane rabbioso -, esemplifica la ferocia della violenza. Le urla sofferenti di Jekyll-Hyde, - condannato a essere nello stesso tempo il coltello e la piaga -, esprimono il tormento della schizofrenia. Lo sdoppiamento di John Malkovich non prevede specchi ma comporta alla fine il tentativo d'un terzo essere alieno di fuoruscire dal corpo di Jekyll-Hyde, e traduce fisicamente un concetto morale convenzionale (il Bene represso e apollineo, il Male sfrenato e dionisiaco): Jekyll è ordinato, statico, pacato, somigliante ai ritratti del suo creatore Robert Louis Stevenson, in apparenza sessualmente neutro; Hyde è dinamico, scapigliato, violento, eroticamente seducente. E un mattatoio rosseggiante, la presenza costante del sangue, una malinconia grigia e nebbiosa, sono immagini della morte." ( Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 24 marzo 1996)

"Per dire le virtù del film basterebbe da una parte la doppia interpretazione di Malkovich, che quando impersona Hyde si ricorda nei campi lunghi dei balzelloni di Jean-Louis Barrault nell'edizione di Renoir; dall'altra, a fissare lo sguardo ammaliato e atterrito negli occhi del bifronte campione della rispettabilità e dello scatenamento, il volto magico di Julia Roberts. Sicché "Jekyll" diventa una bizzarra storia d'amore fra un uomo troppo sapiente e una ragazza ingenua, vulnerata nell'infanzia dalle vessazioni di un padre ubriacone: è vissuta in un misto di attrazione-repulsione per i mali del mondo. Se l'opera ha un difetto, non lieve, è di non riuscire a mettersi interamente nell'ottica di Mary, scoprendo la verità poco a poco: Jekyll è anche Hyde, fa un po' perdere la pazienza che la cameriera ci metta quasi due ore per capirlo." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 28 marzo 1996)

"Il film di Frears, per ragioni che è difficile capire, è stato oggetto di insinuazioni e attacchi violenti prima ancora che fosse sottoposto al giudizio del pubblico dell'ultima Berlinale, dove è stato accolto con rispettosa freddezza. Vero che non aggiunge molto al mito stevensoniano, ma è fatto con smagliante eleganza: la sceneggiatura, dal romanzo di Valerie Martin, è opera di Christopher Hampton, la bellissima fotografia livida (che contrasta con la descrizione allegra e colorata di Londra che intelligentemente fa Stevenson) è di Philippe Rousselot, le scenografie sono opera di un geniale production designer qual è Stuart Craig, che ha fatto del laboratorio del dottor Jekyll una specie di astratto, mobile teatro anatomico. E nell'atmosfera ferocemente ovattata di casa Jekyll, tra un gran via vai di vassoi e gente che spia, c'è l'irruzione vitale e colorata di Glenn Close a dare un colpo di calore e di vitalità. Ma nonostante lo spostamento del punto di osservazione, lo sviluppo della storia non cambia sostanzialmente, salvo il fatto che Hyde per una volta non è mostruoso, e la sua pericolosità sta anche nello charme erotico che sprigiona. Ma con tutta la sua carica elettrica, il suo fascino e la sua violenza ferina nemmeno John Malkovich (che personalmente preferisco nell'incarnazione contenuta e dolente di Jekyll più che in quella scopertamente sessuale e mercuriale di Hyde) riesce a iniettare vita in una storia imbalsamata da una volontà troppo raffinata. E la tenera Julia Roberts spalanca i suoi occhioni da Bambi in maniera quasi commovente, ma non sa fare molto di più che incarnare dignitosamente la repressione vittoriana (e la bellezza preraffaellita quando si scioglie i capelli)." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 2 aprile 1996)