IL FILM DELLA SETTIMANA
RIDO PERCHÉ TI AMO
di Paolo Ruffini
Da un soggetto di Max Croci, Marina Scirocco
Sceneggiatura di Paolo Ruffini, Francesca Romana Massaro, Nicola Nocella, Max Croci
con
NICOLA NOCELLA, BARBARA VENTURATO, PAOLO RUFFINI, DAPHNE SCOCCIA, CLAUDIO GREGORI, in arte GREG, HERBERT CIOFFI
e con le partecipazioni speciali di (in ordine alfabetico)
MALIKA AYANE, HERBERT BALLERINA, CLAUDIA CAMPOLONGO, ENZO GARINEI, LUCIA GUZZARDI, LORETTA GOGGI, GIULIA PROVVEDI, l'altra metà de Le Donatella
Un Volpino di Pomerania o Spitz Tedesco, chiamato “Ciak”, nel ruolo di se stesso.
Il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei.
( Antoine de Saint-Exupéry)
SINOSSI
In una piccola piazza di una città italiana, due bambini, Amanda e Leopoldo, si giurano amore eterno davanti a una torta a forma di cuore. Dopo 25 anni, qualcosa traballa e tutto sembra andare perso. Leopoldo, non è, infatti, il classico principe azzurro, e invece di conquistare la principessa, la fa scappare, e cercherà poi per tutto il tempo di migliorare quelli che sono i suoi limiti, con la speranza che così facendo lei possa tornare…
Dalle note di regia di Paolo Ruffini
“Il bambino che eri sarebbe orgoglioso dell’adulto che sei diventato?”.
È questo il cartello che precede l’inizio del film, un interrogativo di grande fascino posto da Antoine de Saint-Exupéry qualche decade fa.
Osservando l’incanto infantile, così ferocemente puro, mi sono reso conto che intorno ai sei anni siamo tutti dei capolavori: siamo liberi da ogni filtro, non abbiamo ancora imparato a lasciarci condizionare, dalla famiglia, dalla scuola, dal contesto, da quello che ci gira intorno.
Per tutta la vita ho desiderato amare come avrei potuto amare a sei anni, a quell’età in cui non ci sono malizie o contaminazioni di sorta; in cui non ci sono dubbi sul futuro, e pensi che la tua vita sarà esattamente come la immagini.
Tuttavia, come ci insegnano Leopoldo e Amanda, si cresce, e crescendo il nostro “io bambino” potrebbe anche non aver più voglia di abbracciarci o, peggio ancora, di perdonarci.
(...)
“Come si fa a tornare bambini quando ormai si è adulti?”, questa è la seconda domanda del film. Forse l’unico modo è diventare grandi davvero, raggiungere quella consapevolezza purissima che da bambini era un talento spontaneo, e che adesso si ottiene solo col ragionamento e l’esperienza.
Spesso gli anziani sembrano tornare bambini, e non può essere un caso. È come un cerchio, un girotondo: come nella piazza, dove si accende la vita del film.
Piazza Carlo Pedersoli, così si chiama... in un posto imprecisato, che, come nei migliori cartoni animanti, o come nei film di fantascienza anni ’60, viene individuato nei titoli di testa per raccontare questa favola.
Rido perché ti amo, è la risposta alla domanda comune “Cosa ridi?”.
Quando la risata è buona e sana, si ride perché si ama; si ride perché si sente l’esigenza di esternare con gioia il proprio amore. Sperando che qualcuno ci veda.
Una produzione Pegasus e QMI con Rai Cinema, in associazione con Mati Group Spa, ai sensi del tax credit
Nel film anche il cameo di Malika Ayane, che ha arrangiato e interpretato Rido perché ti amo scritta da Giuliano Sangiorgi
Al cinema dal 6 luglio distribuito da Medusa, Pegasus, Videa
Ascoltiamo il racconto di
PAOLO RUFFINI
Attore, regista, sceneggiatore
BARBARA VENTURATO
Attrice
NICOLA NOCELLA
Attore, sceneggiatore
DAPHNE SCOCCIA
Attrice
CLAUDIO GREGORI, in arte GREG
Attore, Comico, Musicista
Servizio di Giacomo d'Alelio