(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Lo sciopero a Hollywood mi fa soffrire. Io faccio parte anche dei sindacati che scioperano e perciò sto soffrendo anch'io con loro. I registi, però, hanno problemi diversi da risolvere e forse ne hanno meno rispetto agli attori e soprattutto agli sceneggiatori".

Lo ha detto il regista statunitense Wes Anderson durante una conferenza stampa alla Mostra del Cinema al Lido di Venezia dove oggi riceve il premio Cartier Glory to the Filmmaker e presenta Fuori Concorso il suo nuovo mediometraggio La meravigliosa storia di Henry Sugar (The Wonderful Story of Henry Sugar), tratto dalla serie di racconti "Un gioco da ragazzi e altre storie" di Roald Dahl e interpretato da Ralph Fiennes, Benedict Cumberbatch, Dev Patel, Ben Kingsley, Richard Ayoade.

THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR - Dev Patel, Sir Ben Kingsley e Richard Ayoade (Credits Netflix)
THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR - Dev Patel, Sir Ben Kingsley e Richard Ayoade (Credits Netflix)

THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR - Dev Patel, Sir Ben Kingsley e Richard Ayoade (Credits Netflix)

"Non vedo perché qualcuno dovrebbe modificare il libro di un autore che peraltro non c'è più", ha detto poi il regista a proposito delle operazioni di politically correct e in particolare delle iniziative di riscrittura di alcune opere dello scrittore inglese Roald Dahl (1916-1990). In Gran Bretagna l'autore del bestseller La fabbrica di cioccolato è stato infatti recentemente oggetto di polemiche per alcune dichiarazioni di natura antisemita espresse in articoli giornalistici negli anni '80. A Wes Anderson è stato chiesto cosa ne pensasse del politcally correct che si è abbattuto anche su Dahl, autore per ragazzi tra i più amati e letti nel mondo.

"Non credo di essere la persona adatta a cui rivolgere questa domanda - ha risposto il regista - Se mi chiedete se i quadri del pittore francese Pierre-Auguste Renoir debbano essere corretti, risponderei subito di no. Capisco le motivazioni alla base di queste richieste, ma in linea generale non ritengo che si debbano cambiare le opere degli artisti quando non

corrisponderebbero più a una certa sensibilità".

A proposito del film breve, poi, Wes Anderson dice scherzando: "Perché ho girato un film di soli 40 minuti anziché lungo un'ora e mezza? Non so chi andrà a vederlo, di sicuro so che io voglio andare al cinema e poi anche a cena e quindi mi piace questa idea del film di 40 minuti". 

Nell'amatissima storia di Dahl un uomo molto ricco viene a conoscenza dell'esistenza di un guru in grado di vedere senza usare gli occhi e decide di imparare a padroneggiare questa tecnica per barare al gioco d'azzardo.

"Erano anni che volevo girare questa storia di Dahl e volevo farlo nel modo più efficace - ha raccontato Anderson - Finalmente ho incontrato gli eredi dello scrittore inglese e l'idea si è sbloccata. La realizzazione del cortometraggio ha richiesto due settimane e mezzo. Ho concepito il film come una piccola rappresentazione teatrale". Il regista ha anche annunciato di voler girare altri corti, di cui due probabilmente tratti da racconti di Dahl, come Il cigno e Veleno.

Anderson ha spiegato che per i cortometraggi ha in mente una formula "a metà strada tra teatro e cinema" e che ama divertire il pubblico "con un modo di raccontare un po' teatrale".

L'acclamato cineasta di Fantastic Mr. Fox e Grand Budapest Hotel ha sottolineato che ricorre spesso agli stessi musicisti per la colonna sonora, con una predilezione per il compositore francese Alexandre Desplat, e che gli piace ricorrere "allo stesso cast di attore quasi fosse una compagnia teatrale".

Anderson ha confessato di aver provato "spavento" solo quando ha pensato di contattare Ben Kingsley, "un monumento del cinema, di cui sono un grande fan: la sua postura mi intimidiva. Non ero sicuro di poterlo dirigere, di poter fare questa esperienza".

Pur realizzando film ispirati talvolta da romanzi, Wes Anderson ha voluto precisare che l'adattamento pedissequo non fa parte del suo stile: "Ci sono registi che hanno dedicato tutto il loro lavoro a portare libri sullo schermo. All'apparenza adattare un libro può essere abbastanza semplice: quando adatti un libro il regista ha già un percorso tracciato che deve seguire. Ma il cinema rispetto al libro può offrire qualcosa di più: dar corpo all'immaginazione. A me piace questo aspetto e lo vedo come una sfida".

Per la sua produzione che si contraddistingue per l'eccentricità e una personale cifra stilistica, che ha polarizzato la critica e gli spettatori tanto che ormai l'aggettivo "andersoniano" è divenuto sinonimo di un certo tipo di estetica, Wes Anderson ha voluto precisare a tal proposito: "Davvero è così? Non saprei, perché io non ho scelto deliberatamente uno stile preciso. La maggior parte delle scelte che ho fatto nel mio lavoro mi porta poi a fare quello che voglio. Io faccio le cose che mi piacciono. Spero di cambiare sempre stile con nuove idee".

Sollecitato dalle domande dei giornalisti, Wes Anderson ha parlato anche della sua decisione di vivere a Parigi. "Il mio stile di vita è quello di uno straniero che cerca di parlare la lingua del paese dove vive - ha raccontato - A Parigi fare una passeggiata è come andare al cinema. E poi mi piace anche l'esperienza di essere fuori dal luogo dove vivo in genere e mi osservo da fuori e mi piace farlo".

La Mostra del Cinema di Venezia ha onorato Wes Anderson con il premio Cartier Glory to the Filmmaker, dedicato a una personalità che "ha segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo".

E' stato il compositore Alexandre Desplat a tenere la laudatio di Anderson alla cerimonia di consegna del premio. Desplat ha scritto le colonne sonore dei film di Anderson da "Fantastic Mr. Fox" (2009) fino ad "Asteroid City" (2023). Per "The Grand Budapest Hotel" (2014) ha vinto l'Oscar alla migliore colonna sonora nel 2015; ha vinto il suo secondo Oscar nel 2018 per le musiche de "La forma dell'acqua" di Guillermo del Toro, film Leone d'oro nel 2017.

A proposito di questo riconoscimento, il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, ha affermato: "Wes Anderson è tra i pochi registi per i quali basta un solo fotogramma per riconoscerne immediatamente lo stile unico e inconfondibile. Il suo universo formale rimanda a un’estetica fanciullesca e visionaria, dominata da colori pastello, dalla cura maniacale delle inquadrature rigorosamente simmetriche e popolato da personaggi di sognatori disadattati, inguaribilmente romantici e sorridenti. Dalle memorabili e commoventi colonne sonore (spesso ispirate agli anni Sessanta), ai costumi stravaganti che riflettono la psicologia dei personaggi, ogni dettaglio e composizione all’interno delle singole inquadrature è minuziosamente concepito e magistralmente realizzato". "I mondi creati dal regista sono plausibili e tuttavia del tutto immaginari e fittizi, sorretti da un umorismo surreale e da un gusto straniante per vicende di famiglie disadattate, padri assenti e madri imperturbabili. Un cinema eccentrico, personalissimo e sempre perfettamente divertente e godibile", ha aggiunto Barbera.

"Wes Anderson ha creato uno stile unico e riconoscibile - ha dichiarato Cyrille Vigneron, presidente e Ceo di Cartier International - Anche se le sue storie ci portano in India, in New England, in un'Ungheria immaginaria, a Parigi o in qualsiasi altro luogo, Wes Anderson ci trasporta innanzitutto nel suo mondo immaginario, poetico e realmente umano. Tutto nel suo cinema è fittizio, bizzarro, esilarante, eppure i suoi personaggi e i suoi eroi scaldano i nostri cuori. Le sue scenografie, i costumi e le immagini sono caratterizzati da un'incredibile precisione dove ci immergiamo totalmente e incondizionatamente". "La comunità di Wes Anderson include alcuni tra gli attori e le attrici più famosi e affermati nel mondo, che nelle sue creazioni si trasformano in incredibili personaggi, eroi e antagonisti. I suoi film sono opere d’arte formali nella loro composizione - ha aggiunto Vigneron - Attraverso questa creatività senza fine Anderson condivide continuamente con noi una visione realmente umanista . Più il mondo reale diventa pericoloso e folle, più quello di Wes Anderson appare come un luogo sicuro dove vivere e al quale anelare. Siamo molto felici e onorati di celebrare Wes Anderson con il premio Cartier Glory to the Filmmaker".