Chissà cosa avrebbe pensato Hegel dei Social Media? È una domanda che può sembrare retorica e perfino un po’ peregrina o assurda, eppure senza andare a scomodare i due secoli di filosofia occidentale trascorsi dalla scomparsa del filosofo tedesco, viene da pensare che, forse, la tecnologia gli avrebbe permesso di immaginare o reinterpretare il mondo in maniera diversa.

La convenzione che qualsiasi studente di terzo liceo conosce è che la morte di George Wilhelm Friedrich Hegel, avvenuta a Berlino il 14 novembre 1831 all’età di 61 anni rappresenti un momento cruciale per i sistemi filosofici, segnando la fine di un'epoca dominata dall'idealismo tedesco e aprendo la strada a nuove correnti di pensiero. Hegel aveva infatti sviluppato un sistema filosofico complesso e onnicomprensivo, basato sull'idea di una realtà assoluta che si manifesta attraverso il processo dialettico.

La sua morte ha lasciato un vuoto intellettuale, spingendo i filosofi successivi a confrontarsi con il suo lascito e a cercare nuove direzioni, obbligando tutti gli studenti di filosofia liceali e universitari a considerare il lavoro di Hegel come una sorta di “stele di rosetta” attraverso cui arrivare a comprendere tutto quello che è successo dopo. Come alcuni grandi autori, registi, poeti, scrittori, giocatori di calcio, cantanti, Hegel rappresenta uno spartiacque: c’è un prima ed un dopo. Alcuni hanno cercato di continuare il suo lavoro, mentre altri hanno criticato il suo sistema, considerandolo troppo ambizioso o dogmatico.

La morte di Hegel ha anche stimolato il dibattito sulla natura della filosofia stessa, portando a una maggiore diversificazione delle prospettive filosofiche e alla nascita di movimenti come l'esistenzialismo e il materialismo storico. Del resto Marx ed Engels hanno ripreso e trasformato profondamente alcuni aspetti della filosofia di Hegel: per Marx, il conflitto tra le classi sociali è il motore della storia, un'idea che deriva dal modello dialettico hegeliano, di cui viene reinterpretata la visione razionale della storia.

Ma che c’entrano quindi i balletti di TikTok, i gattini di Instagram, i “buongiornissimi” di Facebook, le storie salaci di Reddit, le ragazze svestite, i paleastrati tatuati di Threads e perfino Tinder, con l’ultimo grande sistema filosofico costruito dalla filosofia occidentale? In realtà più di quello che si pensi, visto che la tecnologia, oggi, permette una visione globale che due secoli addietro era ascrivibile solo alle favole o al potere degli dei. Hegel vedeva, infatti, la realtà come un processo dialettico, dove le idee si sviluppano attraverso il confronto tra opposizioni. Nei social media, possiamo osservare una sorta di dialettica moderna: dibattiti, controversie e confronti tra opinioni opposte.

Questo processo di scambio può portare a nuove sintesi, come cambiamenti nelle percezioni collettive, anche se non sempre in maniera razionale o progressiva come immaginava Hegel e soprattutto non su tematiche edificanti il miglioramento dell’essere umano come il filosofo tedesco sperava: il look di una star, la sintesi dei contrasti è – incredibile ma vero – un principio dialettico hegeliano e il meccanismo conoscitivo è lo stesso per Aristotele e Taylor Swift, nonostante per la seconda, evidentemente, sia molto più glamour. Inoltre, l'alienazione (ripresa anche da Karl Marx), che in Hegel riguarda il distacco dell'individuo dalla sua essenza, nei social media si manifesta nell'allontanamento delle persone dalla loro identità autentica. Gli utenti spesso costruiscono versioni ideali di sé stessi attraverso profili e contenuti, rendendo la loro autorealizzazione (connessa con Hegel) un processo mediato e talvolta distorto dalla tecnologia.

Ma non si tratta solo di meccanismi di conoscenza o di un’alienazione che è alla base di quello che viene chiamato – forse oggi erroneamente – ancora “virtuale”. Hegel enfatizza il ruolo della comunità e dello Spirito universale che evolve attraverso la Storia. I social media, da un lato, rappresentano una forma di comunità globale che supera le barriere geografiche. Dall'altro, questa "comunità" è frammentata e polarizzata, sfidando il concetto di progresso razionale che Hegel attribuisce alla Storia.

Al tempo stesso, il marciare lineare del tempo e dell’evoluzione umana può essere visto in maniera frammentata e condiviso: scene che fino a ieri erano “private”, diventano parte della grande Storia e della loro rappresentazione. I frammenti visivi che oggi, forse, non hanno molto senso, domani potrebbero essere “fondamentali” per comprendere la formazione di una grande personalità. Insomma quello che oggi è “corrente”, “transeunte” come viene detto in senso cattolico, domani potrebbe essere riletto in chiave storicistica e passare da frammento a documento, da filmato a cosiddetto footage da usare in un documentario. Il valore di qualcosa sta nell’occhio di chi guarda (il famoso “Eye of the Beholder” citato in tanto cinema americano) e il suo valore sta nell’ottica dello spirito (hegeliano) della Storia.

Immagine generata con l'intelligenza artificiale
Immagine generata con l'intelligenza artificiale

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C’è, però, una nota dolente a conclusione di questa disamina post-hegeliana delle foto dei tramonti con citazioni di Confucio, ovvero il fatto che per Hegel la Storia è un processo razionale che conduce alla libertà e alla realizzazione dello Spirito assoluto. Ora, con tutta la buona volontà di non volere essere blasfemi nei confronti di uno dei più grandi pensatori di sempre, nonché un padre della filosofia occidentale e del nostro modo di pensare dentro e fuori i social media, l’idea di progresso hegeliano è quantomeno “ambivalente”: se da una parte consentono un accesso democratico all'informazione, dall'altra possono – come abbiamo ricordato spessissimo in queste colonne – anche alimentare disinformazione e manipolazione, ostacolando il percorso verso un'autentica emancipazione libertaria in direzione dello Spirito.

Potrebbe essere che la Storia si incagli per colpa dei Social Media che da racconto e rappresentazione diventino “motore” come quando Trump dice a tutti di comprare generando uno dei più grandi momenti di insider trading di sempre? Del resto, se Hegel avesse avuto uno smartphone a disposizione e non solo carta e penna, cosa avrebbe fatto il 13 ottobre 1806, durante la battaglia di Jena? Si sarebbe scattato un selfie con Napoleone? Oppure avrebbe fatto una diretta TikTok di quello scontro armato tra gli eserciti francesi e prussiano che segnò non solo una svolta nella storia europea, ma anche per lui stesso?

All'epoca, Hegel, infatti, viveva a Jena, una delle città coinvolte negli scontri tra l'esercito napoleonico e le forze prussiane. Mentre Napoleone avanzava trionfalmente, Hegel, nel pieno della stesura della sua opera monumentale, La Fenomenologia dello Spirito, osservava con profonda intensità gli eventi che lo circondavano. Così in una lettera al suo amico Friedrich Niethammer, Hegel descrisse di aver visto Napoleone a cavallo, definendolo "lo spirito del mondo a cavallo". Con questa frase, il filosofo esprimeva l'idea che Napoleone fosse l'incarnazione dello spirito universale, un personaggio storico che rappresentava il culmine di un'epoca e la realizzazione degli ideali illuministi e rivoluzionari, anche se con le loro contraddizioni.

Per Hegel, la figura di Napoleone simboleggiava il progresso storico e il movimento dialettico della storia verso la libertà. La battaglia, oltre a essere un evento epocale, divenne per Hegel un'opportunità per riflettere sul ruolo delle grandi figure storiche nel plasmare il destino dell'umanità. Egli osservava il trionfo di Napoleone non solo come un fenomeno politico e militare, ma anche come un momento filosofico in cui la realtà e l'idea si intrecciavano. Mentre le cannonate risuonavano intorno a lui, Hegel completava un'opera che avrebbe rivoluzionato il pensiero filosofico, mostrando come anche nella distruzione si celasse un movimento verso una sintesi più alta.

I libri di Hegel traducono quanto visto e lo sublimano in una filosofia che oggi appartiene al DNA di tutti noi. I Social Media avrebbero dato di più? Probabilmente no, ma avrebbero permesso un livello di comprensione diverso. Lo stesso che viviamo in questo presente che Hegel ci ha permesso di decodificare al netto dei gatti e dei selfie, nonché dei balletti scollacciati, che sebbene non innalzino lo Spirito, al tempo stesso fanno parte dell’eterno fluire del nostro presente.