La potenza dei nostri smartphone, tablet e computer, nonché la velocità delle nostre connessioni mobili si riflette costantemente nelle nostre vite anche se, peraltro, ci facciamo poco caso.

Effetti collaterali di esistenze velocissime dove quello che una volta era fantascienza, oggi, è diventato normale, a tratti perfino “banale”.

Chiunque vedesse in tv il Comandante John Koenig di Spazio 1999 utilizzare un comunicatore visivo, avrebbe pensato ad una tecnologia affascinante e “impossibile”, arrivando perfino ad emozionarsi: qualcosa che oggi non accade quando ci videochiama nostra moglie intimandoci di buttare la pasta non prima di una certa ora per non rischiare di scuocerla... Altro che Aquila 1 e base Alpha o video contatti da mondi lontanissimi! Qui la tecnologia, oggi, ci ha portato in una dimensione inesplorata, come se l’umanità tutta insieme avesse saltato con un piede solo come nel gioco della campana, raggiungendo risultati del tutto inattesi e ancora oggi non pienamente digeriti da tutti quanti noi.

Chiunque sia, infatti, sufficientemente anziano da ricordare il rumore caratteristico della connessione e dello scambio di protocolli di un modem a 56.6K non potrà non rimanere sorpreso se non addirittura scioccato dalla rapidità delle reti di oggi che, anche grazie al satellite, portano Internet ovunque, anche in quelle zone rurali e montane del nostro paese dove, una volta, soprattutto d’estate, per mandare un messaggio dovevi spingerti fino quasi oltre i confini del piccolo comune dove ti trovavi, alzando il telefono verso il cielo in un gesto che inevitabilmente rimandava alla memoria il lancio della clava nello spazio di 2001: Odissea nello Spazio.

2001: odissea nello spazio © MGM
2001: odissea nello spazio © MGM

2001: odissea nello spazio © MGM

Tutta questa “potenza” e tutta questa energia si riflettono costantemente nelle infinite possibilità di una vita inesorabilmente “connessa” al mondo esterno e dove la tecnologia, anche se non ci facciamo troppo caso, ci permette di realizzare e di vedere ciò che fino a ieri era tecnicamente impensabile, relegato il più delle volte nel mondo delle fiabe o – appunto – nelle pagine dei libri di fantascienza.

Il successo, infatti, dei filtri di Instagram e di TikTok, dei “trend” che generano, ma anche delle implicazioni psicologiche che suscitano, è qualcosa di cui ancora non teniamo conto, ma che – senza dubbio – un giorno ci verrà spiegato e di cui soprattutto riusciremo a comprendere quali siano i risvolti psichiatrici e psicologici.

Oggi Narciso che si rifletteva in uno specchio d’acqua ci appare come un dilettante perfino un po’ disgraziatello. La pozza senza fondo del nostro schermo ci permette non solo di specchiarci, ma anche di guardarci come – fino ad oggi – non era stato possibile andando oltre ad ogni immaginazione.

A cosa ci stiamo riferendo in particolare? A molti elementi, ma in questi ultimi mesi – senza dubbio – ad una serie di filtri che “leggendo” digitalmente il nostro volto possono alterarlo. Sì, certamente negli ultimi anni spesso ci siamo divertiti a vederci deformati, colorati o trasformati pedissequamente in alieni, con occhiali da sole bislacchi, con un pappagallo sulla spalla o con la maschera di SpiderMan. Però oggi le cose stanno diversamente: l’Intelligenza Artificiale non aggiunge semplicemente qualche dettaglio simpatico, grottesco o buffo ai nostri volti, ma li trasforma e li cambia come mai prima di oggi.

Non si tratta di avere sulla testa un cartello che ci predice il futuro o ci dice quale Principessa Disney saremmo potuti essere o quale cattivo della Marvel avremmo potuto interpretare, bensì un vero e proprio cambiamento radicale e – per certi versi – “definitivo” del nostro viso.

Avranno effetti sulla psiche delle persone questi filtri? Possiamo scommetterci, perché – soprattutto – nel caso di quello denominato come “Aged” che offre contemporaneamente il volto di una persona così come è e di come potrebbe essere tra trent’anni le scoperte fatte dagli utenti sono sorprendenti e “infinite”. Quante donne e quanti uomini sono rimasti sorpresi e commossi nel vedersi invecchiati e scoprirsi così molto simili se non identici ai loro nonni o ai loro genitori? Filtri usati da centinaia di milioni di persone (Tik Tok offre statistiche pressoché per tutto…) che si sono spaventati, commossi, emozionati dinanzi al vedersi invecchiati di colpo, ritrovandosi così identici ai loro cari nell’epoca in cui li hanno conosciuti e in quella, più dolorosa, di quando li hanno visti andare via. Assomigliare ai volti di foto sbiadite, ricordare persone che hanno lasciato dietro di loro uno spesso inevitabile quanto tangibile senso di vuoto, non può non avere implicazioni, perché se Narciso è assurto agli onori del Mito e della psicanalisi con solo una pozza d’acqua, cosa accadrà a miliardi di persone che si riflettono in uno smartphone ad altissima definizione, restituendoci 4K di inquietudini, memorie e quesiti cui è obiettivamente difficile dare una risposta concreta e perfino sensata.

Certo, ci si può ridere sopra, così come può divertire il filtro che trasforma gli uomini in donne e viceversa e che pone la domanda: “Usciresti ad un appuntamento con il te stesso del sesso opposto?”. Ed è così che ci vediamo – a seconda di chi siamo – trasformati in uomini o donne – e al di là di dare una risposta alla domanda posta dal filtro, scopriamo quanto, ad esempio, assomigliamo alle nostre sorelle o agli zii. Insomma, una serie di sorprese cui vengono affiancati ancora altri filtri che agiscono sui lineamenti in maniera spettacolare a tutti i livelli: possiamo vederci come saremmo se completamente calvi oppure con i capelli, oppure ancora come saremmo se perdessimo 10 o 20 chili… Insomma… Una manipolazione costante della nostra identità in cui siamo spinti a guardarci, cercarci, capirci, vezzeggiarci e – forse – proprio come Narciso innamorarci di noi stessi non per quello che siamo o sembriamo, ma per quello che diventiamo – esclusivamente – nel reame digitale.

Facile, divertente, innocuo? Il filtro “Glamour Audace” ci rende quasi perfetti e addirittura, in reazione ad esso, è nata una campagna in cui gli utenti voltavano le spalle ad un filtro considerato a tutti gli effetti “tossico”. Secondo alcuni psicologi, infatti, il filtro “Bold Glamour” contribuisce a diffondere canoni estetici irraggiungibili e risulterebbe dannoso per il benessere e l'autostima delle persone. Dai social continuano ad arrivare ai giovani messaggi di inadeguatezza al punto da causare danni alla salute mentale e influenzare la loro autostima. Questo perché gli standard proposti sono elevatissimi e l’adesione ad essi presuppone un confronto irrealistico con la realtà, rendendo i confini tra digitale e reale sempre più labili e incerti.

Insomma, altro che Narciso! Qui la propria immagine diventa il terreno di una manipolazione che, come minimo, è il contrario di tutto quello che è e potrebbe essere autentico nella vita delle persone. Ma – in sintesi – come opera “Glamour Audace” sul nostro volto? A differenza dei filtri di bellezza tradizionali, questo evidenzia un contorno nitido ai lati del viso e del naso su una carnagione e uniforme. Le sopracciglia sono più folte e simmetriche. Le labbra sono più carnose. C'è uno sguardo scintillante e vitreo negli occhi che i creatori di questi filtri definiscono come presente, ma vuoto in quanto caratteristico di tutte le trasformazioni dei volti in cui opera l’Intelligenza Artificiale. Può essere questo il nostro modello? Quello cui dovremmo aspirare per essere perfetti. Se la perfezione non è di questo mondo, appartiene senza dubbio a quello digitale e dei social. È vero, non ci sono prove concrete per affermare che i filtri di TikTok siano dannosi in generale. Tuttavia, è importante notare che l'uso eccessivo di qualsiasi applicazione di social media può avere alcuni effetti negativi sulla salute mentale e sul benessere. E il rischio è di finire proprio come Narciso: scivolare in una pozza digitale dove, alla fine, annegare, forse, perfino volontariamente. Attenzione, però, in un’era post moderna come la nostra qualcosa del genere non diventerebbe mai una tragedia, ma resterebbe, inesorabilmente, nei confini della farsa.